Dopo Black Widow arriva, anticipato dai trailer online degli attesissimi Eternals e Spiderman no way home, per la regia di Destin Daniel Cretton (Il diritto di opporsi), il secondo titolo della fase quattro del Marvel Cinematic Universe che ci trasporta nel mondo del maestro di arti marziali Sang Chi, creato nel 1973 dai fumettisti Steve Englehart e Jim Starlin.

Sean (Simu Lee) e Katy (Nora Awkwafina Lum) sono due giovani che vivono a San Francisco e che nonostante le loro capacità, preferiscono divertirsi, accontentandosi di fare i posteggiatori in un lussuoso hotel. La loro vita cambia bruscamente quando un gruppo di sicari aggredisce Sean che è costretto a rivelare all’amica di chiamarsi Sang Chi e essere il figlio del potente e immortale signore della guerra Wenwu (Tony Leung), alias il Mandarino, capo della setta dei Dieci Anelli, il quale ha deciso di fare del male a lui e a sua sorella Xialing (Meng’er Zhang). Per Sean e Katy arriva dunque il momento di confrontarsi con le scelte fatte nel proprio passato e di affrontare le responsabilità di un futuro incerto e pericoloso.

Questa incursione della MCU in estremo oriente non solo apre a un nuovo filone narrativo (come ci mostrano le due scene post crediti), ma restituisce ordine (e dignità) al personaggio del Mandarino, villain storico della Marvel, bistrattato e relegato a ruolo di macchietta umoristica in Iroman 3. Nel film ritroviamo, infatti, e riceviamo le spiegazioni sul suo destino dopo gli eventi che lo hanno visto coinvolto, il personaggio di Trevor Slattery, interpretato dal poliedrico premio Oscar britannico Ben Kingsley.

La trasposizione di Cretton, trasforma il fumetto in una sorta di dramma familiare generazionale, in cui i due figli (soprattutto Sang Chi), combattuti tra due figure genitoriali che incarnano, similmente a The Tree of life di Terence Malick la forza dominatrice (il padre) e la grazia (la madre), intraprendono un viaggio, spirituale oltre che materiale che e gli offrirà la possibilità di fare una scelta (forse definitiva) tra questi due estremi. Non a caso, se all’inizio della pellicola troviamo Sang Chi, addestrato fin da ragazzo a essere l’erede di Wenwu che ha ripudiato quella vita, ma vive in una sorta di limbo, e sua sorella, emarginata in quanto donna si è dedicata ad emulare il padre, alla fine li vediamo apparentemente  al punto di partenza, ma con l’animo profondamente mutato e con la speranza (quanto mai precaria in un cinecomic) che abbiano finalmente chiuso i conti con i loro traumi.  

Filosofia spicciola (da fumetto appunto) in una trama non certo originale, appesantita all’inizio dai dieci buoni di (inutili) dialoghi in cinese sottotitolati e dalla stucchevole scena dell’innamoramento tra Wenwu e la sua futura moglie Jiang Li (Fala Chen) che, però, migliora notevolmente nel corso della pellicola grazie anche all’umorismo dei personaggi, alla spettacolarità delle scene d’azione come le scazzottate sull’autobus e sulle impalcature e all’ottimo livello estetico degli effetti speciali.

I fan alla ricerca di connessioni tra i film dell’universo Marvel, ritroviamo, in un mondo post blip che sembra essersi ripreso discretamente dagli effetti dello schiocco di Thanos, oltre al già citato Trevor Slattery, Wong, il braccio destro di Dottor Strange, la Vedova Nera Jade Xu, Abominio, visto per l’ultima volta nel lontano 2008, lo stesso Hulk e Capitan Marvel, mentre compaiono per la prima volta Death Dealer e (ma è una teoria personale) il Supremo.

Film certamente superiore alla media, anche lontano dall’epicità dei suoi “fratelli maggiori” Black Panther e l’inarrivabile Avengers – Endgame.

Andrea Persi 

Eccovi il trailer 

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giubors
“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey
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