Nella società distopica immaginata da Ray Bradbury in Fahrenheit 451 e portata sullo schermo da François Truffaut, il Potere si sentiva minacciato da chi leggeva i libri, mentre George Orwell rappresentando nel romanzo 1984, poi divenuto un film diretto da Michael Radford, la dittatura “perfetta” indicava nel semplice pensiero il nemico dello Stato. Più modestamente e a metà tra l’assurdo e il grottesco, il regime fascista si sentì, invece, minacciato da gruppi di ragazzi che si radunavano per stare insieme e godere delle bellezze della natura e per questo, tra il 1927 e il 1928, rese illegali tutte le associazioni scout, molte delle quali di ispirazione cattolica.

Ma alcuni opposero resistenza come ci racconta il regista Gianni Aureli, in questa pellicola di cui è anche sceneggiatore assieme a Massimo Bertocci, Francesco Losavio e Gaia Moretti, mentre alla fotografia troviamo Giorgio Brancia e alle musiche Mirko Fabbreschi e Manfred Giampietro.

Nella primavera del 1928 Mussolini impone lo scioglimento di tutte le organizzazioni giovanili diverse dai Balilla, comprese le associazioni scout. Uno di questi gruppi di cui fanno parte, tra gli altri, Giulio (Teo Guarini), Andrea (Romeo Tofani) e Gaetano (Marco Pratesi), rifiuta l’imposizione e continua in segreto a vivere secondo i valori dello scoutismo basati sulla fratellanza e sul prestare soccorso al prossimo, dandosi il nome di Aquile Randagie e, durante la guerra, aiutando il giovane diacono Giovanni Barbareschi (Alessandro Intini) a proteggere le persone in pericolo.

Racconto edificante e abbastanza fedele, presentato allo scorso festival di Giffoni e nei cinema in esclusiva dal 30 settembre al  2 ottobre, che mescola volutamente fatti e personaggi reali (come la “beffa” del 1935 o l’incontro di Giulio con il fondatore del movimento scout Robert Baden-Powell) ad altri immaginari, come le vicende di Paolo (Pietro De Silva) e della giovane Elena (Anna Malvaso) allo scopo di rappresentare, nel tono più leggero possibile, quell’oscuro contesto storico in cui un gruppo di giovani si opposero alla violenza proteggendo tutti coloro che ne avevano bisogno, destreggiandosi tra la cautela (per non dire ambiguità) del clero italiano e la violenza del nazifascismo, riuscendo, a volte con grande fatica, a conservare i propri ideali e la propria umanità. Pur risentendo dell’evidente modestia di mezzi tecnici e di una recitazione non sempre adeguata, il film ha comunque la capacità di coinvolgere lo spettatore che non può che ammirare la nobiltà d’animo dei protagonisti e commuoversi per le loro traversie.

Semplice, ma forse proprio per questo, straordinariamente toccante.

Andrea Persi 

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“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

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