Dopo quindici anni di carriera il campione dei pesi massimi Adonis Creed (Michael B. Jordan) si ritira dal pugilato per dedicarsi alla moglie Bianca (Tessa Thompson) e alla figlia Amara (Mila Davis-Kent). Ma il ritorno del fraterno amico Damian (Jonathan Majors) che aspira al titolo e al riscatto di una vista sfortunata gli renderà arduo attuare il suo proposito.

Terzo capitolo dello spin-off della saga di Rocky Balboa, primo diretto dal suo protagonista e senza il mitico Sly la cui assenza senza spiegazione (Rocky viene citato di passaggio ma per il resto è cancellato dalla storia peggio di Chuck Cunningham) si fa sentire, ma solo fino a un certo punto.

Eccovi il trailer in Italiano

Senza di lui, al film difetta quell’ironia che Stallone gli ha saputo dare ai precedenti capitoli (grazie anche a comprimari del calibro di Burt Young) e, più in generale, della “filosofia morale” alla Rocky incentrata sul coraggio e sul non mollare mai, ma in compenso ne guadagna in ritmo e scorrevolezza narrativa. Forse anche troppo visto che il racconto, che già ripropone il solito (e oramai strabusato) plot del pugile in crisi che cerca di risollevarsi, benché stilisticamente notevole (di alto livello, anche se eccessivamente breve la scena dell’incontro finale) non contiene nulla di più ciò che si vede nel trailer eccezion fatta per: la petulante figlia di Creed (che suggerisce un’inquietante e futuro sequel al femminile), il ritorno di Viktor Drago (Florian Munteanu), conciato penosamente come Zangief di Street Figther e ancora alla ricerca del titolo mondiale mentre il suo avversario sta invece andando in pensione (già perché nell’universo filmico di anni rispetto al primo film del 2015 ne sono passati ben 15) e, infine, la vera novità positiva della storia, l’analisi del lato oscuro del protagonista e dei suoi sensi di colpa per le scelte sbagliate del passato. Uno spunto narrativo, questo, efficace e interessante che sarebbe stata inconcepibile in uno dei precedenti film di Rocky tutti incentrati sul bravo ragazzo italoamericano che si commuove quando il prete del suo quartiere lo benedice.

Jordan insomma vince la sfida per entrare nella storica saga cinematografica, anche se ci riesce con una pellicola ben lontana dall’epicità del primo sequel diretto da Stallone e molto più vicina a un “fan service”.

Andrea Persi

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“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

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