In quella che sembra sempre di più sia un’operazione delle case di produzione (anche italiane) per non fare ombra al prossimo Spiderman con Tom Holland in uscita il 18 dicembre, arriva, in contemporanea nei Cinema e sulla piattaforma Disney Plus il 24 novembre, il classico n. 60 dei creatori di Topolino, diretto dai registi di Zootropolis Byron Howard e Jared Bush.
Un villaggio nascosto tra le montagne colombiane vive anni in pace e serenità grazie alla protezione della famiglia Madrigal, in cui ciascun membro ha un potere speciale che usa per aiutare il prossimo. Tutti, tranne la giovane Mirabel (doppiata da Stephanie Beatriz e per l’Italia da Margherita De Risi) che ha fallito il rito di assegnazione del proprio “talento”. Ma quando scopre che la magia si sta affievolendo toccherà proprio a lei indagare sul passato dei Madrigal e sugli oscuri poteri di Bruno (John Leguizamo \Luca Zingaretti), la pecora nera della famiglia da tempo allontanata, per trovare una soluzione prima che sia troppo tardi.
Il cartone si presenta come un mix tra il pluripremiato Coco, per le atmosfere (sopratutto musicali) latino americane e la serie tv Umbrella Academy per la trama incentrata sul membro di una famiglia diverso dagli altri, sebbene anche Miguel il piccolo protagonista del lungometraggio del 2017, fosse un outsider per via del suo amore per la musica, mentre viceversa Mirabel è estranea proprio perché è “normale”. Ma non mancano, tuttavia, forti somiglianze tecnico – narrative con un altro classico recente ossia (il meno riuscito) Oceania di Ron Clements e John Musker, del quale non a caso Jared Bush è stato sceneggiatore e Lin-Manuel Miranda il compositore di entrambe le colonne sonore.
Come in Oceania abbiamo, infatti, la trovata dell’oggetto inanimato (lì il mare, qui la casa di famiglia) che prende vita, la mancanza di un vero e proprio villain (azzardo sempre rischioso), oltre alla presenza di un personaggio che si dimostra diverso da quello che sembrava all’inizio della storia. Mentre come in Coco rimane centrale la tematica dei legami familiari, della perdita e del senso di colpa.
Una rielaborazione che, salvi momenti in cui il la storia sembra rallentare eccessivamente altri in cui è talmente frenetica che si fatica a seguirla, funziona molto bene (del resto è dagli anni ’60 che la Disney “ricicla” se stessa, pensiamo a Robin Hood e al Libro della Giungla), grazie anche ai brani, in particolare La famiglia Madrigal e Noi non parliamo di Bruno, ai momenti comici, costruiti, non sempre in maniera efficace, parodiando i talenti dei protagonisti e all’atmosfera “semiadulta” propria dei nuovi cartoon Disney che si confrontano non solo temi come la morte ma anche sentimenti più introspettivi come l’effetto del lutto sui personaggi.
Una nuova e coloratissima magia a tempo di musica sudamericana.
Di Andrea Persi