È inutile negarlo. Il pubblico è quasi morbosamente attratto dalle storie d’amore dove a un certo momento fa capolino il Tristo Mietitore, al punto che nelle storie del “pluritrasposto” Nicolas Sparks un decesso più o meno drammatico ci sta sempre e che il popolo del web ha elabotato un’eccentrica quanto macabra teoria (che ha tra i suoi più accesi sostenitori l’attrice Sarah Michelle Geller) che stravolge il senso del musical Grease facendone nient’altro che una fantasia della protagonista Sandy mentre annega, senza che l’atletico Danny Zucco riesca a salvarla. Ma siccome l’amore, almeno sul grande schermo, deve necessariamente essere più forte della morte, ecco che arrivare un prolifico filone di pellicole romantiche (il cui capostipite è stato il cult Ghost) in cui la morte non è la fine del legame. Un filone a cui oggi si aggiunge la pellicola romantica diretta da Scott Speer (Il sole a mezzanotte), per la sceneggiatura di Andre Case e Oneil Sharma, la fotografia di Frank Borin e Mark Dobrescu e le musiche di Todd Bryanton e Nik Freitas.
Benché molto diversi tra loro, i giovani Riley (Alexandra Shipp) e Chris (Nicholas Hamilton), sono profondamente innamorati. Ma quando il ragazzo muore per un tragico incidente, entrambi sfideranno le leggi della natura e dell’uomo pur di ritrovarsi.
Fonte d’ispirazione principale del film (ovviamente “ridimensionata” a misura di teenager) è la pellicola Al di là dei sogni del 1998 diretta da Vincent Ward e interpretato da Robin Williams e Annabella Sciorra, che racconta anch’essa la storia di due anime gemelle separate che cercano di ritrovarsi. Anche qui l’arte ha un ruolo molto importante ed evocativo (nel film di Ward si trattava dei quadri impressionisti dipinti dalla protagonista, qui si tratta dei fumetti disegnati da Riley) e anche qui abbiamo una sorta di Virgilio (Cuba Gooding Jr nel film del 1998, DeRon Horton di American Horror Story, in quello di Speer) che guida il protagonista nella sua nuova “non vita” e che in realtà non è ciò che sembra. Questo, unito a buoni colpi di scena e a un finale coerente (certamente migliore di quello di opere simili come A un metro da te), pur non evitando sequenze inutili fatte solo per allungare il brodo, come quelle con il ridicolo e pedante poliziotto dell’unità crimini stradali (sic!!!), rendendo la storia qualitativamente superiore alla media dei film del genere e perfetta per tutti coloro che si non vedono l’ora di commuoversi.
Andrea Persi