Iniziata alla grande con l’anteprima del sequel ufficiale di Ghostbusters, la XVI^ edizione della Festa del Cinema di Roma si chiude non solo con un ottimo risultato in termini di pubblico, con oltre 37 mila biglietti venduti, 55 mila accessi e 40 sale, piene quasi al 90% che hanno ospitato 66 pellicole provenienti da 23 Paesi, ma anche con la proiezione in anteprima di uno dei più attesi titoli della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe diretto dalla regista cinese Chloé Zhao, premio Oscar lo scorso anno per Nomadland.

Dopo la creazione del cosmo, le divinità spaziali denominate Celestiali, inviarono sulla Terra, un gruppo di guerrieri immortali formato da Sersei (Gemma Chan) Ikaris (Richard Madden), Kingo (Kumail Nanjiani), Sprite (Lia McHugh), Makkari (Lauren Ridloff), Druig (Barry Keoghan), Gilgamesh (Don Lee), Tena (Angelina Jolie) e Ajak (Salma Hayek) e Pahstos (Brian Tyree Henry), per proteggere l’umanità dai mostruosi Devianti e guidarne, senza interferire direttamente, l’evoluzione. Ma secoli dopo la sconfitta dei Devianti e la separazione del gruppo, gli antichi nemici fanno ritorno mentre un evento di proporzioni apocalittiche sta per scatenarsi sulla Terra. Gli Eterni dovranno riunirsi per combattere di nuovo insieme e per compiere la scelta più difficile della loro lunga esistenza.

Il film non solo introduce nuovi personaggi (già spoilerati dal web e interpretati da Kit Harrington de Il trono di Spade e dal principe del pop Harry Styles) oltre al primo super eroe apertamente gay, ma inaugura nuova linea narrativa incentrata sui Celestiali, una delle potenze supreme dell’universo Marvel. E la regista Zhao affronta questo impegno dosando sapientemente nelle due ore e mezza di film (che quasi non si sentono), azione, colpi di scena e umorismo, riuscendo a creare un’opera sempre avvicente che s’interroga, utilizzando i diversi punti di vista dei personaggi e le loro stesse differenze (Sprite è confinata in un corpo da adolescente mentre Makkari non può sentire), su temi quali l’amore, la devozione, l’amicizia e il senso di colpa. Gli Eterni, dopo la sconfitta dei Devianti, hanno atteso per secoli il momento del ritorno sul loro mondo, continuando a vegliare sugli umani, ma non riuscendo a fare a meno di non interrogarsi sul senso della loro missione (è giusto dare una conoscenza agli uomini che poi useranno per fare del male e non interferire nei loro conflitti?) e sulla loro stessa esistenza immutevole che non gli permette di creare legami nemmeno tra di loro. Interrogativi le cui risposte migliori, Zhao, affida ai personaggi minori (umani) di Kunan (Harish Patel), l’anziano maggiordomo di Kingo e del marito di Pahstos (Haaz Sleiman), riproponendo il tema, che il finale aperto suggerisce verrà sviluppato negli immancabili sequel, che non si è mai troppo potenti da non poter imparare dagli altri. Una lezione che gli Eterni hanno appreso dagli uomini e che, forse, i Celestiali impareranno dagli Eterni.

Storia profonda e commovente ma a cui manca (almeno per ora) l’epicità di Endgame.

Data di uscita in Italia: 3 novembre 2021 

di Andrea Persi

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“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

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