Previsto per l’uscita in Italia il 19 marzo, questo biopic, diretto dai fratelli Andrew e Jon Erwin, sceneggiato da quest’ultimo assieme a Jon Gunn per la fotografia di Kristopher Kimlin e le musiche di Jon Debney (I 40 sono i nuovi 20, Dora e la città perduta) è una delle prime pellicole che la pandemia ha bloccato, costringendo a spostarne la distribuzione (solo il tempo dirà se questa soluzione sarà apprezzata o meno dal pubblico) dalle sale allo streaming domestico, per la precisione sulla piattaforma Amazon Video.
Durante il primo anno di università, l’aspirante cantante Jeremy Camp (KJ Apa, protagonista della serie tv Riverdale) si innamora, corrisposto, della compagna Melissa Henning (Britt Robertson). Ma mentre la carriera del giovane comincia a decollare, il legame tra i due dovrà sopportare una prova durissima.
“Filmettone” romantico adolescenzial-cristiano (il vero Jeremy Camp è, infatti, uno dei principali esponenti del christian rock contemporaneo e anche il resto del cast artistico e tecnico è molto vicino all’ambiente religioso americano) inverosimile e stucchevole all’inizio ma che recupera, nonostante il melenso finale, nella seconda parte grazie a intense scene drammatiche, alla bravura dei protagonisti, tra cui citiamo anche Gary Sinise che interpreta il papà del protagonista e di ritorno al Cinema dopo ben 14 anni dall’ultimo film) e alla coinvolgente colonna sonora di cui segnaliamo i brani I still believe e You Call I’ll Answer.
Il trittico narrativo amore-dolore-fede messo in scena nella pellicola funziona, insomma, fino a un certo punto soprattutto a causa del tentativo, che potrebbe risultare irritante alla maggior parte del pubblico, di far rendere l’ultimo elemento dominante sugli altri due, ben diversamente dall’approccio più equilibrato che Adam Shankman ebbe ad un altro teen-drama del 2002 (col divenuto un piccolo cult), I passi dell’amore.
Consigliato per i romantici dalla lacrima facile o quasi facile.