In molti film drammatici è l’arroganza dell’uomo crea quelle tragedie che l’umiltà e lo spirito di abnegazione di altri uomini risolve. Ad esempio, nelle numerose pellicole sulla sciagura del Titanic la supponenza dei costruttori della nave, incarnata dal personaggio di Bruce Ismay, trasfigurato nei alcuni dei film quasi come un villain marvel provoca una delle più grandi sciagure del mare in cui altri personaggi, spesso rimasti storicamente semisconosciuti, hanno tentato di salvare vite umane.
E questo è anche il leit motiv che guida l’opera, la prima di produzione giapponese e basata sul saggio di Ryusho Kadota, On the Brink: The Inside Story of Fukushima Daiichi che racconta il disastro nucleare avvenuto nella centrale di Fukushima e diretta dal regista Setsurō Wakamatsu, oggi disponibile in formato home video per la Eagle Picture.
Il 16 marzo 2011 un violentissimo terremoto colpisce il Giappone nordorientale provocando un enorme tsunami che travolge l’impianto nucleare di Fukushima Daiichi, mandando in corto circuito i sistemi di raffreddamento e causando la fusione del reattore. Il direttore Masao Yoshida (Ken Watanabe) e l’ingegnere Toshio Isaki (Kōichi Satō), sono così costretti a compiere una rischiosa operazione per evitare l’esplosione dei reattori che metterebbe in pericolo di milioni di persone, scontrandosi però con la miopia dei loro superiori e del governo giapponese, impreparati a una catastrofe di tali proporzioni.
Attraverso uno sviluppo semidocumentarista ma contraddistinto anche da frequenti flashback narrativi, il film, senza indulgere a scene spettacolari o truculente come altri prodotti del cinema del Sol Levante, si snoda attraverso una contrapposizione, a cui l’evento principale fa più che altro da cornice e simile a quello di pellicole quali Il massacro di Fort Apache di John Ford o il recente Perteloo di Mike Leigh, tra l’ottusità e l’arroganza dei potenti, incarnati dai dirigenti della società proprietaria dell’impianto e dei membri del governo e la dedizione e lo spirito di sacrificio dei tecnici e dei semplici operai, preoccupati solo di salvare la popolazione innocente.
Nonostante una certa iniziale freddezza narrativa, il film riesce complessivamente, sopratutto nel finale dove appieno viene sfruttato il simbolismo nipponico sulla vita che rinasce, a trasmettere una grande emozione e partecipazione allo spettatore.
Essenziali gli extra (trailer e crediti) tra i quali va segnalato quello di The Cave – Acqua alla gola, che racconta la vicenda dei giovani calciatori Thailandesi rimasti intrappolati nella grotta di Tham Luang nel luglio del 2018.
Andrea Persi