Dopo la battaglia di Honk Kong, Godzilla è rimasto a vegliare sul nostro mondo difendendolo dagli altri mostri che lo abitano, mentre Kong è stato portato nella “Terra Cava” dove cerca di ambientarsi, monitorato dagli scienziati della Monarch, guidati Dr.ssa Ilene Andrews (Rachel Hall) che allo stesso tempo deve prendersi cura della giovane Jia (Kaylee Hottle), ultima superstite degli indigeni di Skull Island.

Titanica scemenza tutta grugniti, scoppi e scene ben oltre il limite della demenza e della decenza. Adam Wingard, regista di recenti e solenni ciofeche come Blair Witch e Death Note, inizia col togliersi il pensiero di “perculare” noi Italiani, facendo devastare Roma dal suo dinosaurone (mentre Ilene Andrews pontifica in tv che gli umani sono fortunati ad avere Godzilla che li protegge) e poi fargli schiacciare un pisolino dentro il Colosseo e, quindi, ci mostra il povero Kong affetto dalla solitudine e dal mal di denti per avere la scusa per introdurre il nuovo protagonista maschile, interpretato da Dan Stevens, ossia un veterinario per creature “giganterrime” più tamarro di Chris Pine in Star Trek e di Chris Pratt in Jurassic World messi insieme e che ovviamente tra una scena d’azione e l’altra passerà il resto tempo a flirtare con la protagonista femminile. E si va avanti così col colpo di scena che sotto la terra Terra Cava scoperta nei precedenti film (che, però sarebbe meglio chiamare “Terra Chiavica”, visto che il suolo crolla ogni 5 minuti peggio dell’asfalto cittadino al primo acquazzone), esiste un’altra terra (insomma “il mondo è una matrioska”) popolata di esseri umani anch’essi minacciati da creature malvagie, guidate da un capo armato di una frusta fatta di vertebre e che ne usa il cristallo all’estremità come il telecomando dell’auto.

E così tramite l’espediente più banale di tutti (la terza minaccia che costringe, di nuovo, i due nemici a fare squadra) viene tenuto, per ora, in vita un media franchise, ormai esaurito anche a livello tecnico per il quale purtroppo non si può sperare nemmeno nella separazione tra i due protagonisti, creati al computer, anche se non è che il cast attori in cane ed ossa si dimostri maggiormente vivace.   

Andrea Persi

Guardate il trailer

author avatar
giubors
“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey
Share.

“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

Leave A Reply