Il sequel di Craig Brewer del classico del 1988 vive costantemente nel timore di infangare il suo predecessore.
Quindi non fa niente di nuovo
È una pellicola sigillata nell’ambra, una replica perfettamente conservata. Ma questo livello di deferenza non era necessari, nessuno potrebbe “rovinare” l’originale ormai così radicato nella cultura pop.
Il tanto atteso sequel cavalca inevitabilmente un po’di nostalgia.
Lavorando con il cast originale e alcune aggiunte di grandi nomi, il film evoca ricordi di un tempo ormai lontano e tuttavia ne mantiene lo spirito fiabesco.
Sono passati trent’anni dalla narrazione di un principe africano che viaggia dall’immaginario regno africano di Zamunda a New York per trovare una sposa.
Questo seguito ribalta la trama del pesce fuor d’acqua del primo film, con il principe Akeem di Murphy e il compagno Semmi (Arsenio Hall) che ritornano, brevemente, nel Queens per recuperare il segreto “figlio bastardo” di Akeem, Lavelle (Jermaine Fowler).
La commedia non funziona altrettanto bene in questo modo, anche se Fowler è estremamente simpatico come fannullone dalla natura dolce, incanalando l’affascinante innocenza del principe Akeem originale.
Tuttavia, ci sono abbastanza battute e personaggi di ritorno per rendere felici i fan.
Il film celebra con orgoglio un’ampia fascia di cultura nera
A Zamunda, una donna non può avere accesso al trono o possedere un’attività in proprio.
Per rimediare alla politica di genere datata dell’originale, le tre figlie di Akeem sfidano il sessismo insito nella loro cultura.
Il film non è sfacciatamente divertente, ma ha un’atmosfera contagiosamente simpatica che lo rende abbastanza piacevole mentre attraversa sicuro il suo terreno comico.
Forse, anche solo per questo, ci lascia un sorriso e rende gradevole questa seconda visita nel regno di Zamunda.
La vera attrazione di Il principe cerca figlio è, ovviamente, la riunione di Murphy e Arsenio Hall.
I due sono rimasti amici e la gioia che condividono nella reciproca presenza non è stata toccata dal passare del tempo.
Sono più allegri che mai come Akeem e il suo aiutante Semmi, o sotto strati di protesi per interpretare i molti altri personaggi che hanno interpretato come nel film originale, incluso il cantante soul Randy Watson, il predicatore Reverendo Brown e gli uomini litigiosi nella bottega del barbiere.
Manca sicuramente molta brillantezza del primo film, ma il sequel ha abbastanza vivacità e risate di pancia per renderlo un ritorno gradito.
In questa pellicola manca sicuramente la profondità di Dolemite is My Name (precedente collaborazione tra il regista Brewer e Murphy) ma in realtà non aspira neppure a raggiungerla.
Questa è una confezione pop il cui unico obiettivo è intrattenere il più ampiamente possibile.
Tutti, da Murphy in giù, sembra che stiano passando il tempo della loro vita e quando visiti Zamunda, potresti anche trovare la loro felicità contagiosa.
Valerio Sembianza
Eccovi il Trailer