La famiglia della madre single Ellie (Alyssa Sutherland ) formati dai figli Denny (Morgan Davies), Bridget (Gabrielle Echols), Kassie (Nell Fisher) e da sua sorella Beth (Lily Sullivan) viene presa di mira da una spietata entità demoniaca emersa dopo un terremoto. Per la famiglia è l’inizio di un incubo.   

Dopo un antefatto il cui senso (inutile) ci verrà svelato alla fine, ma che ci riporta alle atmosfere naturalistico-orrorifiche del film originale, il regista Lee Cronin cambiando totalmente l’ambientazione, ci conduce all’interno un sinistro e fatiscente condominio che prima era una banca costruita sopra una cattedrale (metafora piuttosto trash del Dio denaro che scaccia il vero Dio), per raccontarci il dramma di una famiglia che diviene, a causa della consueta dabbenaggine di uno dei suoi membri, vittima di un’entità efferata (lo splatter, il gore e l’umorismo nero infatti abbondano) e spietata (la storia non fa sconti nel mostrarci qualsivoglia crudeltà fisica e psicologica di cui sono vittime i malcapitati).

Eccovi il trailer

Come nei migliori film horror della nostra adolescenza (della mia almeno) restiamo dunque prigionieri sia dal di dentro di un incubo apparentemente senza via di scampo e sia dal di fuori, vittime di un mostro che non lesina lo spargimento di sangue (e budella) e che, soprattutto, sembra invincibile più degli zombie della trilogia de “Il ritorno dei morti viventi (vedi interminabile, ma godibile “spiegone su lp” su come non sia stato possibile fermarlo) e che distrugge spietatamente l’armonia dei protagonisti, difesi disperatamente dalla neo Neve Campbell (look inconfondibile) Beth, che nella lotta troverà il modo di affrontare i propri problemi personali. Una protagonista, insomma, ben diversa dal mitico e impacciato Ash Williams (Bruce Campbell) in un film anch’esso diverso dall’originale che cerca di dare un maggiore spessore ai personaggi (che nei film originali erano poco più che stereotipi) per permettere allo spettatore di empatizzare con loro, aumentando così la partecipazione emotiva per ciò che gli succede.

Un tentativo che riesce e che rende questa la pellicola più efficace del remake del 2013 e certamente migliore di tanti sequel più o meno apocrifci con l’unico difetto di una certa superficialità della storia.

Andrea Persi

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“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

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