Giacomo (Diego Abatantuono) presidente di un potente gruppo immobiliare milanese vorrebbe costruire un resort turistico sulla spiaggia sarda di Bellesamanna ma che per farlo deve convincere l’anziano pastore Efisio (Giuseppe Ignazio Loi) a vendere la propria masseria. Il rifiuto dell’uomo dà inizio a duro e lungo braccio di ferro, di cui sono testimoni sua figlia Francesca (Virginia Raffaele) e il capocantiere Mariano (Aldo Baglio), che nel corso del tempo diventa sempre più aspro.
Ispirato alla vera storia di Ovidio Marras che, per difendere le sue terre poste nella zona di Capo Malfatano, rifiutò le offerte milionarie di gruppi imprenditoriali che volevano costruire un resort di lusso e divenne un simbolo della lotta contro la speculazione edilizia e il cemento in Sardegna, il film dimostra ancora una volta che il regista Riccardo Milani sa come attrarre il pubblico medio-borghese con storie su temi sociali (vedi i due film di Come un gatto in tangenziale o Scusate se esisto) edulcorate, fin quasi al limite dell’assurdo, per giungere all’immancabile happy end, ben diversamente da ciò che ha fatto recentemente Paola Cortellesi con il suo acclamato C’è anche domani che invece è stata capace di utilizzare un linguaggio nuovo per comunicare temi come il patriarcato o la violenza domestica.
Infatti, in questa pellicola non troviamo cattivi: lo stesso Abatantuono che ha una solida esperienza in personaggi negativi pensiamo al cinico Fulvio di Nel continente nero, è un imprenditore tutt’altro che spregiudicato con limiti morali ben precisi che arriva a disapprovare le azioni dei suoi sottoposti contro il povero Efisio che ansi con suo egoismo verso la comunità e la famiglia sarebbe peggiore di lui se la regia non si preoccupasse di relegare, rifiutando così ogni confronto tra le due posizioni, nell’aspetto leggero della vicenda, ad esempio la sottotrama del ragazzo che deve fare tutte le scuole dell’obbligo a 40 km dal paese o quella del figlio di Efisio costretto a rimanere lontano da casa per anni perché privo dei mezzi per tornare in Italia.
Questa scelta di campo nel trattare la storia solo da una prospettiva (abbiamo perfino il Giudice schierato a priori e interpretato da un’ inespressiva Geppi Cucciari per la gioia dei teorici delle toghe rosse) non sarebbe nemmeno un problema se la pellicola facesse ridere, ma a parte un bravissimo Aldo Baglio si cerca la risata con situazioni ripetitive o stantie come gli abitanti in processione Efisio per fargli cambiare idea con tanto di “svenimento vescovile” o la consuete gag sul dialetto.
Come detto Milani conosce il suo pubblico (probabilmente fatto da gente che va in vacanza nei resort) e sa cosa vuole.
E questo non è un complimento per nessuno dei due.
Andrea Persi
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