L’esordio cinematografico di Kirk Douglas avvenne nel 1946 quando vestì i panni di Walter O’ Neil, giovane procuratore distrettuale, marito di Marta Ivers, interpretata da Barbara Stanwyck, un’avvenente e spietata imprenditrice a capo di una città industriale che da lei prende il nome. Il film, lavoro del regista Lewlis Milestone e dello sceneggiatore Robert Rossen, è una inclemente rappresentazione delle scalate al successo e del malcostume delle famiglie abbienti che erigono le loro Sodoma come Iverstown. Tra i più cupi noir del cinema in bianco e nero, grazie all’abilità della Stanwyck, innalza la femme fatale a simulacro di aberrazione e cinismo.
Tutto prende le mosse dall’inconfessato delitto di Marta che, in giovanissima età, uccide la sua ricca e autoritaria zia (Judith Anderson) davanti agli occhi di un incredulo Walter e a quelli di Sam Masterson. Diciotto anni più tardi, quando Sam torna in città, Walter è infelicemente sposato con Marta e dissipa il suo dolore nell’alcol. La coppia ha mandato alla forca un innocente ed ora vive un’apparente felicità che proprio Sam scompagina. Ad interpretarlo c’è un immenso Van Heflin, tornato sullo schermo dopo tre anni nelle forze aeree degli Stati Uniti d’America. Temendo che la sua presenza sia dovuta ad un disegno di ricatto e estorsione, Walter lo fa picchiare, Marta invece accetta di arrivare a patti con lui per farlo tacere e magari sostituirlo al marito odiato. In realtà Sam al momento del delitto non c’era, era scappato e non conosceva quell’orribile verità. La apprende solo adesso e viene così a sapere tutto di quel matrimonio combinato dal padre di Walter che aveva accettato di coprire Marta in cambio di un matrimonio con suo figlio per assicurargli l’eredità della zia uccisa.
La complessa tela psicologica involge poi una ragazza appena uscita dal carcere per furto ed ora in libertà condizionale, Antonia Marachek, interpretata dalla bellissima Lizabeth Scott. È lei a rappresentare la possibilità di un cambiamento morale e, allegoricamente, si ritrova tra le mani una Bibbia di Gideoni. Ne nasce un doppio triangolo con Tonia che si innamora di Sam che, invece, si scopre invaghito di Marta. Pur a conoscenza del misfatto da lei compiuto, non riesce a sottrarsi al suo fascino. Marta si finge mesta, abbattuta, scontenta, triste vittima delle circostanze e di uomini privi di scrupoli e con questa maschera lo plagia, lo seduce e alla fine lo istiga ad uccidere Walter che, ubriaco, è scivolato lungo le scale. Solo allora Sam capisce davvero la donna che ha davanti, un’arpia sordida e criminale, un mostro di cinismo che per i suoi interessi ha divorato Walter e sta provando a trascinare all’inferno anche lui.
La pellicola ha intensità interpretativa unica. L’elemento forte della storia sono i dilemmi personali dei protagonisti. Grazie alla sua rara potenza drammatica, il film lasciò una traccia indelebile nella storia dei noir. In questo torbido ritratto delle scalate agli imperi industriali, della sporcizia delle città aziendali, della lealtà feudale, si mescolano ossessione, desiderio, delusione, ambizione e orrore in un groviglio avvincente. Nel commiato, Sam si allontana in auto da Iverstown con Antonia, invitandola a non voltarsi, a non fare come “la moglie di Lot” che, durante la fuga da Sodoma, contravvenendo agli ordini divini, si girò a guardare la città di corruzione morale e sociale, finendo tramutata in una statua di sale.
Gli occhi ora cattivi ora languidi, quel sorriso predatore, le unghie affilate e curate, le grandi abilità recitative, rendono impeccabile la prova della Stanwyck. È perfetta nei panni di una ragazza fredda e coraggiosa, che affronta chiunque e tutto ciò che ostacola le sue ambizioni, dominando il raccapricciante segreto che l’angoscia e sobilla le sue paure, senza accorgersi che è diventata come la zia che odiava ed ha ucciso. Accanto a lei, Douglas si mostrò all’altezza del compito, dando robustezza ad un amore nevrotico, alimentato da colpa, ricatti e paura. Per lui fu un successo, i giornali l’elessero nuovo “ragazzo prodigio”, la Paramount capì d’avere davanti una grande promessa del cinema, un eccellente attore drammatico che Hollywood avrebbe acclamato.