Lupin di Netflix è il primo grande spettacolo del 2021

Con un telaio muscoloso da 190 cm il ladro gentiluomo Assane Diop ( Omar Sy ) non dovrebbe svanire sullo sfondo, ma come immigrato senegalese che vive a Parigi, lo fa.

Sin dall’incarcerazione di suo padre – accusato di aver rubato una collana inestimabile appartenente a Maria Antonietta al suo datore di lavoro, il signor Pelligrini ( Hervé Pierre ) – e dalla successiva morte di suo padre, Assane ha saputo quanto spesso gli immigrati neri vengono trascurati.

Usa i punti ciechi razziali dei bianchi come copertura per compiere le sue rapine sfacciate.

E trova ispirazione per le sue rapine nei misteri del ladro gentiluomo immaginario scritto dal romanziere francese Maurice Leblanc, Arsène Lupin.

Creato da George Kay (Killing Eve) in collaborazione con François Uzan, Lupin è un puzzle intelligente e avvincente che combina elementi di ” Luther “, Sherlock Holmes “e” Inside Man “per un esperienza più che avvincente. 

Per ogni risposta che Kay e Uzan offrono in questo dramma poliziesco francese in dieci episodi (al momento solo cinque sono disponibili) sorgono sempre nuove domande. 

“Lupin” è tanto paziente quanto intelligente e la sua trama cambia come i binari di una ferrovia.

Eppure il treno narrativo, attraverso un montaggio accurato ed esperto, esce sempre dall’altra parte del tunnel.

Assane è un incantatore di serpenti dalla lingua argentata che fa affidamento su una recitazione convincente, travestimenti, pensiero veloce e sulla sua razza.

Così quando viene (spesso) interrogato dalle forze dell’ordine, usa il razzismo dei suoi accusatori a suo vantaggio.

Tutti i personaggi di contorno sono come ombre in un vicolo macchiato da lampioni bianchi.

La fotografia di Christophe Nuyens e Martial Schmeltz, che utilizza i bagliori dell’obiettivo e le ombre in primo piano per oscurare l’identità di Assane, promuove la qualità enigmatica della serie.

All’interno del personaggio di Assane, Kay e Uzan accumulano riferimenti ad altri grandi detective. 

Lo stile di combattimento ruvido e movimentato di Assane, insieme alla sua struttura, ricordano “Luther”, la dipendenza dai travestimenti e la scarica di adrenalina di ingannare vittime ignare, ricordano Sherlock Holmes. 

E gli abili risvegli di Assane, recitati attraverso l’abile messa in scena dello spettacolo, per rubare diamanti peccaminosi, ricordano “Inside Man”. 

E’ significativo come queste narrazioni poliziesche siano spesso condotte da cinici protagonisti, ma non è così nel caso della performance di Omar Sy, che evita tali caratteristiche con un tocco sincero e morbido. 

L’Assane di Sy è così dannatamente adorabile, anche quando ha chiaramente torto, e soprattutto quando ingegnosamente ha la meglio sul suo avversario. 

Kay e Uzan ci regalano un thriller poliziesco dal ritmo serrato e ben organizzato che spesso lascia lo spettatore sbalordito, creando dipendenza.

Valerio Sembianza

Eccovi il Trailer

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“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey
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