Dopo l’epica conclusione di Matrix Revolution nel 2003, sembrava proprio che nessuno dai fratelli (ora sorelle) Wachowski ai protagonisti fosse interessato a recuperare il milionario franchise cyberpunk per un quarto capitolo. Ma sì sa che nel mondo dello showbiz specie in uno in crisi di idee come l’attuale, “mai” è una parola scritta a matita ed ecco quindi arrivare, con uscita in Italia fissata al 1° gennaio 2022 Matrix Resurrections (occhio la plurale) a ha preso parte la sola Lara Wachowski e una parte del cast originale fra cui il protagonista Keanu Reeves.

Thomas Anderson è un geniale programmatore che ha inventato una simulazione virtuale di grande successo ispirata in parte a persone della sua vita come Tiffany (Carrie-Anne Moss) la donna di cui è invaghito ma a cui non ha mai rivolto la parola e  il suo socio in affari con cui ha un rapporto conflittuale (Jonathan Groff). L’ipotesi di un sequel del videogame e l’ingresso della sua vita di misteriosi personaggi come la giovane hacker Bugs (Jessica Henwick), mettono, nonostante gli sforzi del suo analista (Neil Patrick Harris), la psiche di Anderson sotto pressione al punto di fargli smarrire la percezione di ciò che è reale e ciò che non lo è.

Al termine della trilogia Keanu Reeves disse:“Lo so di deludere migliaia di fan, ma non credo che Neo abbia ancora qualcosa da raccontare. Per me è stata una bellissima esperienza, felicemente conclusa”. E vedendo il nuovo capitolo sarebbe stato meglio così.

Se l’idea iniziale di confondere lo spettatore suggerendo che tutto ciò che ha visto nei precedenti film non era altro che il sogno psicotico di un programmatore un po’ nerd vittima delle sue ossessioni è intrigante come lo è quella di introdurre il concetto codice binario “01” rappresenti non più la conflittualità incarnata da Neo e dalla sua nemesi l’Agente Smith, ma armonia, la seconda parte del film dimostra di non sapere dove andare a parere se non rigurgitando cose già viste (come le immancabili sparatorie il slow motion con agenti più cecati di uno stormtrooper con la cataratta) e spiegoni insensati per giustificare le premesse di partenza o quanto sta per accadere. Se Carrie-Anne Moss conferma di avere la verve recitativa di una mattonella e i  due Sigg.ri Tal dei Tali chiamati a prendere il posto di Laurence Fishburne e del mitico Hugo Weaving, altro non riescono a fare che rendere odiosi come non mai i loro personaggi, Keanu Reeves e l’ex Dr Doogie Neil Patrick Harris sono gli unici che riescono (sia pure per poco) a far rivivere le atmosfere della saga originale e la sua filosofia basata sul concetto di scelta e di libero arbitrio, fatalmente cancellate dal ridicolo finale al cui confronto anche il peggior cinecomic a low budget sembra Shakespeare.   

 Lara Wachowski, che trova anche il tempo di inserire nella pellicola una frecciata ai propri produttori, riesce a fare l’unica cosa peggiore di un brutto film: un film deludente.

Andrea Persi

Eccovi il trailer

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giubors
“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey
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