Quattro anni e una pandemia dopo il capitolo (forse) conclusivo della saga di Resident Evil la premiata (più dalla Raspberry Foundation che dall’Academy) ditta a conduzione familiare formata da Paul W.S. Anderson e da sua moglie Milla Jovocich, ci riprova, portando sul grande schermo una nuova saga video ludica ispirata al RPG creato dalla Capcom nel lontano 2004, coadiuvati da Glen MacPherson (John Rambo) alla fotografia e da Paul Haslinger (Turistas) alle musiche.
Durante una missione di soccorso in Afghanistan, il capitano dei ranger Nathalie Artemis (Milla Jovocich) e la sua squadra vengono colpiti da una misteriosa tempesta, ritrovandosi in un altro mondo popolato da titaniche creature carnivore. Sconfiggerle e ritrovare la via di casa non sarà affatto facile.
Dopo la didascalia iniziale (che sembra più un tweet di qualche aspirante filosofo da bar dopo la quinta pinta di birra) che ci informa che l’esistenza di altri mondi è “plausibile” vediamo un veliero popolato da Bimbi Sperduti troppo cresciuti che solca un deserto (sic!!!) e comandato dall’inossidabile Ron Perlman, qui fisicato come Ken Shiro e munito un gatto morto sulla testa (c’è anche un gatto vivo, ma fa il cuoco di bordo) e capiamo subito che non ci aspettano 90 minuti in compagnia di Stanley Kubrick. E, infatti, parte la ridda di effettoni nemmeno tanto speciali e di improbabili scontri con mostroni apparentemente invincibili che poi stramazzano a terra con un colpo, mentre la protagonista, novella Mary Poppins in grigioverde, tira fuori di tutto, dal cioccolato al lancia missili dai recessi del suo equipaggiamento semidistrutto.
Tra una trama praticamente inesistente, una introspezione dei personaggi più sottile della Linea di Cavandoli e improbabili (e improponibili) intermezzi ironici, il film non offre altro che fughe e massacri più o meno truculenti.
Ma proprio per questo va apprezzato.
A differenza di altri registi che con mezzi ben superiori hanno prodotto sonore fetecchie con pretese filosofiche o sociologiche (pensiamo a 2012 di Emmerich), Anderson offre con onestà allo spettatore 100 minuti di puro intrattenimento fatto di azione e inseguimenti, diretto anche con un certo mestiere frutto della lunga esperienza maturata con la saga di Resident Evil e con il primo (mitico) Mortal Kombat.
Nulla di epocale, forse nemmeno all’altezza di dare il via a una serie di film (come sembra nelle intenzioni del regista a giudicare dal finale), ma un piacevole passatempo.
Andrea Persi
Eccovi il trailer