Due anni fa non tutti, compreso il sottoscritto, capirono il riferimento del titolo del precedente capitolo (homecoming) al “cerimoniale ritmico” di fine anno che rappresenta uno degli eventi più importanti per i teenager americani.
Logico, invece, che un reboot che voleva mostrare Spiderman quando era ancora al liceo, mettesse al centro, in maniera un po’ anni 60, gli eventi più importanti della sua vita da studente. Ecco, dunque, il sequel, 23° prodotto di casa Marvel e ultimo della cosiddetta “fase tre”, vedere il nostro arrampica muri nel difficile tentativo di godersi la sospirata gita scolastica in una pellicola in cui, accanto al cast tecnico del primo film con il regista Joe Watts, gli sceneggiatori Chris McKenna e Erik Sommers e il compositore e premio Oscar Michael Giacchino, si aggiunge alla fotografia, al posto di Salvatore Totino, Matthew J. Lloyd
Otto mesi dopo vittoria su Thanos, la Terra rende omaggio agli eroi caduti e cerca di risolvere i problemi causati dall’annullamento dello schiocco del titano. Peter Parker (Tom Holland), pur consapevole dei propri obblighi come Spiderman, vorrebbe invece solo godersi un viaggio in Europa con l’amico Ned (Jacob Batalon) e MJ (Zendaya) la ragazza di cui è innamorato ma alla quale ancora non è riuscito a dichiararsi. Purtroppo le speranze del giovane saranno presto ostacolate da una nuova minaccia che dovrà fronteggiare assieme a Nick Fury (Samuel L. Jackson) e al viaggiatore interdimensionale Quentin Beck, alias Myesterio (Jake Gyllenhaal).
Tema centrale del film è il viaggio. Non quelli nello spazio, nel tempo o in luoghi mitologici a cui ci hanno abituato i precedenti film, ma una banale e anche un po’ scalcinata gita scolastica, in cui vengono sciorinati i consueti stereotipi hollywoodiani sull’Italia (c’è sempre il sole) e gli Italiani (tutti vestiti da contadinotti e con la dizione di un robot con le adenoidi) la quale, in un susseguirsi di spettacolari scene d’azione in cui alcuni dei principali monumenti europei vengono rasi al suono, riflessioni sulle proprie responsabilità come persona e come supereroe e divertenti intermezzi ironici (vedi la scena del pit-stop sulle montagne austriache o quella della prigione olandese) diventa un percorso di crescita emotiva per il protagonista (un bravissimo Tom Holland) che anche tramite il personaggio di Mysterio, evidenzia come sia più importante essere una brava persona che avere dei superpoteri.
Azione, divertimento e sentimenti. Il trittico dei migliori film Marvel si ripropone al servizio di un racconto che potremmo definire di formazione e le cui sequenze finali, in cui intravediamo i luoghi simbolo del fumetto, ci fanno capire che la storia è ben lontana dall’essere conclusa, ma è, piuttosto, pronta per evolversi.
Il bimbo ragno di Civil War è, dunque, cresciuto, ma con la promessa di regalarci ancora nuove e straordinarie avventure.
Andrea Persi