Dopo un nuovo sequel di Halloween ambientato nel Jamie LeeCurtis-verso e un evitabile remake de L’incendiaria con Zac Efron, la Blumhouse Productions, vera e propria Hammer film productionsdel nuovo millennio, porta nelle sale un nuovo horror, diretto da Scott Derrickson (Sinister, Dottor Strange) e tratto da un racconto di John Hill, apprezzato fumettista e scrittore, nonché figlio di sua maestà Stephen King.

L’adolescente Finney Shaw (Mason Thames) viene rapito da un molestatore di bambini chiamato il rapace (Ethan Hawke)e rinchiuso nel suo rifugio. Mentre sua sorella Gwen (Madeleine McGraw) cerca per ritrovarlo, Finney inizia un estenuante duello mentale col suo aguzzino per cercare di sopravvivere, trovando un aiuto insperato all’interno della sua stessa prigione.

Esclusa l’ormai insostenibile ambientazione fine anni ‘70/’80, utile solo per cercare di attrarre il pubblico affascinato dal vintage e a semplificare la vicenda (un tizio mascherato che rapisce bambini in pieno giorno finirebbe online in 10 secondi) e i poliziotti più imbranati di Clouseau che servono a farci capire che il protagonista dovrà cavarsela da solo, The black phone è un horror a misura di teenager ben costruito incentrato tema dell’orco che rapisce i bambini, alla cui follia enfatizzata dalla maschera modulare che gli copre il viso, si contrappone il coraggio e l’inventiva di un ragazzo dalla grande forza interiore ma che non mai veramente affrontato i suoi problemi incarnati dai bulli, dal padre alcolizzato e dalla timidezza di dichiararsi alla compagna di classe.

Nella tana del mostro il bambino, dunque, grazie a qualche aiuto soprannaturale e quella dose di violenza insita nella cultura a stelle e strisce, diventa uomo in un universo cinematografico nel quale abbondano citazioni più o meno esplicite che vanno da Non aprite quella porte e I 3 dell’operazione drago di cui i bambini parlano nei loro discorsi a IT (Gwen cerca il fratello indossando un impermeabile giallo) fino a Shining (romanzo dedicato da King proprio a suo figlio John) del quale ritroviamo la luccicanza, il bambino in pericolo e qualcuno che dall’esterno cerca di aiutarlo.

In sostanza, Derrickson, non introduce grandi novità al genere, ma riesce a miscelare in maniera interessante e originale situazioni e idee già viste. Il che, di questi tempi, non è cosa da poco.

Andrea Persi

Eccovi il trailer

Share.

“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

Leave A Reply