A causa della propaganda messa in atto dal Mago di Oz (Jeff Goldblum) e da Madame Morrible (Michelle Yeoh) Elphaba, (Cynthia Erivo) è stata ormai etichettata come perfida Strega dell’Ovest e a nulla valgono i suoi tentativi di smascherare i veri tiranni e di proteggere gli animali parlanti del regno. Intanto la sua amica Glinda (Ariana Grande), nonostante sia priva di poteri magici, è stata acclamata come buona Strega del Sud e unico baluardo contro di lei in uno scontro che sembra farsi sempre più imminente e che coinvolgerà anche il principe Fiyero (Jonathan Bailey) di cui entrambi sono innamorate, Nessarose (Marissa Bode), sorella di Elphaba, il “Mastichino” Boq (Ethan Slater) e una ragazza proveniente dallo stesso mondo da cui è arrivato il mago.
Il regista John M. Chu conclude la parte più difficile del compito (trasporre il secondo atto dell’omonima opera musicale senza poter contare sulla novità degli effetti scenografici e visivi ma basandosi unicamente sulla storia e sui numeri musicali) facendo scelte lungimiranti a cominciare da quella di contenere la storia in quasi circa due ore rispetto alle quasi tre del primo film, fino quella di sviluppare i temi dell’opera senza stravolgere, anzi seguendone quasi fedelmente la trama e assegnando a Dorothy, così da non mettere in ombra le vere protagoniste, un ruolo estremamente defilato, paragonabile a quello di un semplice MacGguffin narrativo.
E così, pur abbandonando il taglio fortemente politico del romanzo Strega – Cronache dal Regno di Oz rivolta di Gregory Maguire su cui è basata la pièce teatrale, il film riesce comunque a sviluppare le questioni sociali del primo capitolo come la discriminazione delle minoranze (in questo caso gli animali parlanti, spesso più saggi degli uomini) e il suo utilizzo come instrumentum regni da parte del governo a cui si affianca quella, purtroppo quantomai attuale, degli effetti della propaganda sulle masse (eloquente in questo senso, la scena del brano Wonderful) che arrivano al punto di credere a rassicuranti bugie come quelle sul mago o su Glinda, invece di affrontare la verità con tutte le sue sfumature e i problemi che ne derivano.
Un sistema così solido al punto di convincere i suoi stessi oppositori a interpretare il ruolo che gli è stato assegnato, vedi la scena, certamente la migliore anche a livello scenografico, del brano No Good Deed ma fallace quando a una verità se ne sostituisce un’altra.
Le protagoniste Ariana Grande e Cynthia Erivo confermano le eccellenti prove del primo capitolo e Wicked come un musical capace non solo d’intrattenere, ma anche di affrontare tematiche serie e importanti anche se c’è da sperare, visto il finale tutto sommato aperto che a nessuno venga in mente, in nome del dio denaro, di farne qualche improbabile sequel.
Andrea Persi
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