Di Andrea Persi
Il Natale arriva anche a Cinecittà. E grazie al cappero direte voi. Ma quello del parco di divertimenti di Castel Romano che dal 2016 a oggi ha visto triplicare i propri visitatori tanto da essere attivo da marzo fino a gennaio, si annuncia davvero speciale. Sia per le attrazioni vecchie e nuove fra cui ricordiamo le montagne russe Aktium e Spaceland e quelle virtuali I-Fly, con cui potremo viaggiare sulla slitta di Santa Claus e il nuovissimo Jurassic War dove vivremo l’emozione, in 4D, di affrontare le enormi creature preistoriche e sia per la ricca serie di eventi che dureranno fino al 6 gennaio. Il primo dei quali è la proiezione in anteprima nazionale, in uscita il 5 dicembre, di questa pellicola diretta da Albert Hughes (From Hell – la vera storia di Jack lo squartatore, Codice Genesi) per la sceneggiatura di Daniele Sebastian Wiedenhaupt, la fotografia di Martin Gschlacht (Goodnight Mommy) e le musiche di Joseph S. DeBeasi e Michael Stearns.
20.000 anni fa il giovane Keda (Kodi Smit-McPhee), partecipa alla sua prima caccia assieme a suo padre Tau (Jóhannes Haukur Jóhannesson), il capo della tribù. Creduto morto dopo lo scontro con un gruppo di bisonti, il ragazzo ferito e solo dovrà affrontare un difficile viaggio per far ritorno al proprio villaggio prima che sopraggiunga l’inverno, ma troverà l’aiuto di un lupo grigio a cui ha salvato la vita e col quale instaurerà un’amicizia destinata a cambiare il futuro dell’intero genere umano.
Hughes punta su tre esordienti per la sceneggiatura e le musiche e il risultato rispetto al resto del film, purtroppo, si vede. La storia scritta da Wiedenhaupt vaga confusamente tra il film per ragazzi e il dramma metafisico creando una strana amalgama che oltre a dimostrare una certa confusione sulla vita degli uomini primitivi (non che ci si aspettasse Alberto Angela), rappresentatati come una sorta di nativi americani che vivono nelle tende e cacciano bisonti, tira fuori, in alcun casi, delle idee apprezzabili, come i tatuaggi delle stelle della propria terra usati come mappa per ritrovare la via di casa, in altri piuttosto ridicole, come i tumuli di sassi dipinti, mentre le musiche di DeBeasi e Stearnes specie nelle scene più intense, come quella dell’incidente o della lotta contro il feroce macairodo (antenato della nostra tigre), sembrano tarantelle aggiunte a un film western.
Apprezzabilissimi invece, per l’ottima resa scenica, scene come quelle della caccia o le sequenze sotto la neve, nobilitate anche dall’ottima prova del giovane protagonista, giò apprezzato in The road e in Apes Revolution, bravissimo a trasmettere l’innocenza e al tempo stesso la forza di questo ragazzo che diventa uomo anche e soprattutto scegliendo di fidarsi del più improbabile dei compagni.
Un film toccante e anche divertente sull’amicizia più antica del mondo, che certamente poteva riuscire meglio, ma che anche così ci regala una storia appassionante.