Di Andrea Persi

Secondo magnate delle nuove tecnologie Elion Musk, creatore di paypal e della compagnia spaziale Space X, “C’è una possibilità su un miliardo che l’esistenza che stiamo vivendo sia reale”. La provocazione, ma neanche tanto, nasce dalla constatazione che grazie alla tecnologia il confine tra il mondo virtuale e quello reale si fa sempre più sottile anche perché se è vero che il primo tenta di riprodurre il secondo, è altrettanto corretto che quest’ultimo ha bisogno della tecnologia dei telefonini e delle videocamere di ultima generazione per documentare se stesso e quindi esistere in senso universale, specie nel caso degli sport estremi i quali, rappresentano, d’altro canto, la massima estensione del reale rispetto alla finzione computerizzata. Questa interessante commistione tra opposti sembra aver affascinato Fabio&Fabio (al secolo Fabio Guaglione e Fabio Resinaro), già registi del fortunato Mine, autori, assieme a Marco Sani (Suburra – seconda stagione) di questa pellicola diretta dal regista Jacopo Rondinelli, con la fotografia di Paolo Bellan e le musiche di Andrea Bonini e Alessandro Maragaglio

Kyle (Ludovic Hughes) e Max (Lorenzo Richelmy) sono due appassionati di sport estremi legati, nonostante i caratteri molti diversi da una profonda amicizia. Rimasti entrambi a corto di denaro accettano l’offerta dell’emissario della misteriosa Black Babylon, Mr Owl (Matt Rippy) di partecipare a una gara di mountain biking acrobatico in cui in palio ci sono 250.000 dollari. Ma i due ragazzi capiranno fin troppo presto che non sarà solo il loro corpo a venire sottoposto a una sfida ai limiti.

Anticipato da una notevole campagna virale, tramite il sito, appositamente creato, www.balckbabylon.com, e girato in maniera ecosostenibile in Trentino Alto Adige, Ride è prima di tutto un progetto complesso che abbinerà al film un fumetto, in uscita anch’esso il 6 settembre, allegato alla Gazzetta dello Sport e a un romanzo spin-off, Ride – il gioco del custode, che sarà, invece, il libreria dal 4 settembre, edito da Mondadori e scritto da Adriano Barone.

La pellicola, nata con l’intenzione di realizzare una sorta di Duel ciclistico si presenta all’inizio come un rumoroso videogame high–tech a ritmo di rock, evolvendosi poi, pur senza rinunciare a una certa atmosfera fumettistica, in una riflessione sempre più oscura sulla tecnologia come strumento di controllo dell’individuo, tema magistralmente elaborato da George Orwell nel suo romanzo 1984 e riproposto nell’omonimo film di Michael Radford e di recente tornato alla ribalta grazie alla celebre serie tv inglese Black Mirror.  

Grazie all’atmosfera sempre in bilico tra reale e fittizio, si pensi alla scena della caverna, alla prospettiva visiva espressa quasi esclusivamente dalle telecamere go-pro indossate dai protagonisti e anche ai richiami a opere di cineasti quali David Lynch, il personaggio del mefistofelico Mr Owl è, infatti, ricalcato sulla figura dell’agente Dale Cooper di Twin Peaks e il suo nome significa gufo, un animale che appartiene alla complessa mitologia della serie e identifica un’entità maligna e Stanley Kubrick, si veda la scena del ricevimento che ricorda quella scena clou di Eyes wide shut e, sopratutto, i misteriosi monoliti neri sparsi lungo il percorso della gara, lo spettatore finisce col partecipare alla progressiva alienazione dei personaggi, trovandosi anch’egli immerso in una paesaggio naturale e libero che si trasforma rapidamente e inesorabilmente in una prigione invalicabile in cui la sopravvivenza è legata al rispetto delle regole poste dai carcerieri e, poi, in una vera e propria arena, come quelle della saga di Hunger Games, in cui l‘acqua, simbolo della vita per definizione, viene usata strumento per annegare il nemico.

Un film interessante e coraggioso che esplora, sia pure con qualche ingenuità tecnica e narrativa, orizzonti nuovi e inconsueti per il nostro Cinema.

 

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giubors
“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey
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