Durante una vacanza in Toscana i coniugi Ben (Scoot McNairy) e Louise Dalton (Mackenzie Davis), genitori della piccola Agnes (Alix West Lefler) fanno amicizia con Paddy (James McAvoy) e Ciara (James McAvoy) genitori di Ant (Dan Hough), un bambino con problemi di linguaggio. Quando i nuovi amici li invitano nella loro casa di campagna, i Dalton si rendono conto che Paddy e Ciara sono ben diversi da come appaiono.
Remake dell’omonimo film danese del 2022 (e già da questo ce ne domandiamo l’utilità) che sostituisce al fatalismo europeo (che ritroviamo nei film di Michael Haneke o nel più recente Zona d’interesse di Jonathan Glazer) per la violenza, il ruolo catartico della stessa tipico di film hollywoodiani quali Hostiles di Scott Cooper o 8mm – Delitto a luci rosse di Joel Schumacher).
E questo cambio di prospettiva non giova al remake di James Watkins che tra momenti di tensione che si risolvono in un nulla di fatto e scelte discutibili dei protagonisti (non eroi tonti ma tontissimi), si presenta come un deludente shot for shot, che si differenzia dall’originale per una più superficiale introspezione dei protagonisti (banalizzando ad esempio le velate torture psicologiche a cui vengono sottoposti gli ospiti), un finale con maggiore tasso di violenza, tipicamente hollywoodiano e l’ottima interpretazione James McAvoy, ormai esperto in ruoli disturbanti dopo l’esperienza di Split e Glass, ma la cui bravura non salva il film ma riesce unicamente a rimarcare il baratro recitativo che c’è tra lui e il resto del cast.
In sostanza, a parte la discutibile operazione di fare un remake di un film di appena 2 anni fa, l’idea di adattare la storia al contesto più familiare per il pubblico dei film made Usa (compresa la forte dose di truculenza e l’immancabile sotto trama della coppia in crisi) banalizzano e svuotano la storia dei suoi messaggi di denuncia sociale, presenti nel film originale.
Andrea Persi
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