Di Andrea Persi 

“Film dei Vanzina” è diventato negli ultimi tempi sinonimo di film brutto o, comunque frivolo. Perché è vero. Ma è altrettanto vero che i fratelli Carlo ed Enrico, il primo scomparso oggi a 67 anni, anche con le loro pellicole peggiori (si pensi ai recenti “Natali” o all’orripilante Miami Beach) hanno saputo andare incontro a un pubblico vasto che li ha quasi sempre premiati al botteghino, forse perché, soprattutto Carlo, ne ha saputo intercettare i gusti, passando da commedie leggere con interludi romantici degli anni ’80, come il primo e storico Vacanze di Natale a quello per pellicole surreali e scoppiettanti come il recente Non si ruba a casa dei ladri, ma sempre con un occhio benevolmente ironico sui vizi e i mali del nostro Paese come le tangenti (I mitici – colpo gobbo a Milano) la frivolezza dell’alta borghesia (Via Montenapoleone) o i problemi familiari (Il pranzo della domenica) senza disdegnare occasionali incursioni, non sempre felici, in altri generi come il film di denuncia (Tre colonne in cronaca col mitico Gian Maria Volontè) o il thriller (Sotto il vestito niente – l’ultima sfilata) e seguiti di opere altrui come Febbre da cavallo – la mandrakata, sequel della pellicola del 1976 di papà Steno, o Il ritorno del Mondezza, con cui tentò, attraverso il figlio interpretato da Claudio Amendola, di riproporre il personaggio del ruspante poliziotto romano, Nico Giraldi.

Tra chi lo vorrà ricordare come il regista di Sapore di Mare o Amarsi un po’ e chi come quello dei vari cinepanettoni e cinecocomeri, certamente nessuno lo dimenticherà.

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“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

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