Dopo la morte della madre (Lorena Andrea) e la scomparsa del padre (Hadley Fraser), la principessa Biancaneve (Rachel Zegler) cade in balia, come il suo intere regno, della Regina Cattiva (Gal Gadot) ossessionata dal potere, dalla ricchezza e dalla sua vanità. Costretta a fuggire dal castello troverà aiuto nei sette nani (Jeremy Swift, Martin Kleba, George Salazar, Andy Grotelueschen, Tituss Burgess, Jason Kravits e Andrew Barth Feldman) e nel fuorilegge Jonathan (Andrew Burnupp).
Al netto delle polemiche da bar sport che questionavano sull’etnia della protagonista e sull’espediente per cui il nome Biancaneve si riferiva non al candore della pelle ma al fatto di essere nata durante una tempesta di neve (per giunta in una carrozza, alla faccia del metodo Leboyer), che ipotizzavano l’assenza della mela avvelenata (la cui creazione è invece una delle sequenze migliori) o che confondevano i nani creati dalla computer grafica (ebbene sì uno di loro assomiglia davvero al Cavalier Berlusconi) e doppiati, tra gli altri, da Alex Polidori e Gabriele Patriarca con la variegata combriccola di Jonathan e al netto dal fatto che la Disney con i live action si comporta sempre di più come un alcolista in un distilleria, nella media dei live action la pellicola di Marc Webb è un’opera più che dignitosa rispetto a tante altre (pensiamo a Mulan o alla Sirenetta) anche se non esente da difetti, come l’interminabile spiegone iniziale su come la regina sia ascesa al trono, la cancellazione dalla storia del principe finalizzata a dare maggiore spazio e spessore alla protagonista e l’iconica scena dell’avvelenamento di Biancaneve ridotta a sequenza di contorno della storia principale.
Anche a livello tecnico, il bicchiere sembra mezzo pieno. Se, infatti, gli effetti speciali visivi appaiono, pur con tutti i limiti della tecnica nelle scene in cui interagiscono attori in carne e ossa e personaggi creati dalla computer grafica, sontuosi e spettacolari, la colonna sonora coreografata non contiene brani degni di rilievo se non il reprise de La più bella e l’iconico Impara a fischiettar.
Dal canto loro Gal Gadot e Rachel Zegler offrono interpretazioni solide dei loro personaggi, mostrando con un linguaggio rivolto soprattutto ai più giovani come la vera bellezza siano la gentilezza e la bontà verso il prossimo e come avidità e sete di potere rappresentino la peggiore forma di bruttezza, permettendo allo spettatore di percepire quel tocco di magia Disney, a cui la casa di Topolino sembra aver rinunciato da quando ha incominciato a estendere i propri franchise in maniera scomposta (vedi la saga di Star Wars) e a replicare se stessa (vedi, appunto, i live action o improbabili prequel come il recente Mufasa) senza offrire al pubblico reali novità narrative o tecniche, ma stavolta avvicinandosi più di altre ai fasti del passato.
Andrea Persi
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