Di Valerio Sembianza

Black Earth Rising è una serie televisiva del 2018 scritta e diretta da Hugo Blick.
La serie è una co-produzione tra BBC Two e Netflix, con BBC Two che ha trasmesso la serie nel Regno Unito dal 10 settembre 2018.
Netflix invece ha trasmesso la serie a livello internazionale fuori dal Regno Unito dal 25 gennaio 2019.
Aprile segnerà il venticinquesimo anniversario del genocidio ruandese , un periodo di 100 giorni in cui i leader mondiali rimasero in piedi mentre più di 800.000 persone, le minoranze tutsi e gli hutu moderati, furono uccisi dalla maggioranza degli hutu, che erano stati trascinati in una frenesia omicida dai loro capi.
Le ricadute di questa follia omicida sono il soggetto di questo dramma clandestino ma affascinante appena uscito su Netflix.
È stato realizzato da Hugo Blick, pluri-premiato per serie del 2014 The Honorable Woman, sull’esplorazione dell’enigma israelo-palestinese.
Blick ha le stesse idee in questa nuova serie in otto puntate, che ci offre le sgargianti prelibatezze di un thriller – assassini, inseguimenti e rivelazioni scioccanti – per interessarci a una tragedia le cui scosse di assestamento stanno ancora scuotendo l’Africa.
La star britannica in ascesa Michaela Coel interpreta il ruolo di Kate Ashby, una ruandese di trenta anni che, da bambina, è stata salvata dal genocidio del 1994 dall’avvocato per i diritti umani Eve Ashby (Harriet Walter) che l’ha adottata e cresciuta a Londra.
Eva e il suo capo americano Michael Ennis (interpretato da John Goodman) si dedicano a perseguire chi ha trasformato l’Africa centrale in un campo di sterminio.
Tutto ciò va bene fino a quando Eve insegue un generale tutsi che, dopo aver contribuito a porre fine al genocidio, ha commesso crimini di guerra nella vicina Repubblica Democratica del Congo.
Kate è indignata, come può inseguire e perseguire un uomo che ha salvato i tutsi come lei dal massacro?
Questa domanda si complica ancor di più una volta che Kate si ritrova a lavorare con Michael a un secondo caso, questa volta difendendo un ministro del governo ruandese da un’accusa di crimini di guerra portata dai francesi.
Mentre i due casi si contaminano tra loro, Black Earth Rising corre dalle palazzine londinesi ai campi minerari congolesi, dalle stazioni di polizia parigine agli uffici presidenziali nella capitale ruandese di Kigali.
Nel frattempo, Kate, il cui trauma infantile mantiene la sua vita interiore agitata, brucia di una rabbia che la acceca.
L’esplorazione di Kate del suo passato ci aiuta a capire il genocidio ruandese e le sue violente conseguenze.
Otteniamo dettagli su come le politiche belghe e francesi abbiano contribuito ad alimentare l’uccisione e su come il colonialismo funzioni ancora oggi.
Vediamo come i leader tutsi che attualmente gestiscono il Ruanda abbiano creato uno stato ordinato ma dittatoriale. E più astrattamente, vediamo quanto sia difficile definire la giustizia in un mondo dove gli eroi di una volta iniziano a fare cose cattive e il destino trasforma i malvagi in vittime.

Certo, ci vorrebbe una vita intera per catturare la complessità di tutte queste cose, e Black Earth Rising è solo una serie TV di otto ore.
Sebbene Blick cerchi di rendere giustizia alla sua materia, la sua ambizione ha un costo: il lato drammatico della serie può essere traballante.
Alcuni dei dialoghi sono fragorosamente esposti, alcuni dei colpi di scena si sentono e vedono come meccanici, parte del simbolismo è prepotente.
Eppure Coel interpreta Kate con un’intensità così incandescente che ci tiene comunque inchiodati allo schermo.
Perchè Black Earth Rising è in realtà alla continua ricerca della luce.
Mentre Kate apprende la verità sepolta sul passato, il suo e quello del suo paese d’origine, inizia a sfuggire alle sue grinfie, trasformandosi da innocente vittimizzata dalla storia in una donna saggia che sta cercando di farcela.

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giubors
“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey
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