Dopo Eternals, bel film secondo me ma triste flop di critica e pubblico, la Marvel affida nuovamente una sua produzione a un regista famoso, in questo caso al mitico Sam Raimi, creatore della serie La casa e della prima trilogia di Spiderman, affidandogli il secondo capitolo della saga di Doctor Strange, ambientata dopo Spiderman No Way Home che stavolta affronta direttamente la tematica degli universi paralleli che tanta fortuna e longevità ha portato al mondo dei fumetti e non solo.

Mentre è al matrimonio dell’ ex fidanzata Christine (Rachel McAdams), il Dottor Stephen Strange (Benedict Cumberbatch) e il suo amico Wong (Benedict Wong), intervengono per salvare la giovane America Chavez (Xochitl Gomez) da una mostruosa creatura aliena, inviata da un demone che vuole impadronirsi dei poteri della ragazza, capace di viaggiare tra i differenti universi. Strange dovrà quindi proteggerla e al tempo stesso evitare che diverse realtà configgano tra loro.

Raimi, registi di cui tutti i cultori dell’ horror e del fantastico sono innamorati, ma che di recente non ha brillato per pellicole epocali, pensiamo a Il grande e potente Oz, prequel del film del 1939, è stato affidato l’ingrato compito di  creare un film che non solo è una sorta di doppio sequel (del primo Doctor Strange e della serie tv WandaVision), ma anche quello di “collaudare” l’introduzione di nuovi personaggi e del concetto di multiverso nella filmografia Marvel.

Il regista de L’armata delle tenebre ha cercato di svolgere il compito al meglio delle sue possibilità senza rinunciare al proprio stile di matrice hitchcockiana fatto di primi piani, montaggi veloci ed “effetti vertigo” al contrario fino all’immancabile cameo del proprio attore feticcio Bruce Campbell, qui nei panni di un arcigno venditore ambulante, ma il risultato complessivo non è convincente.

Il cineasta è, infatti, costretto a brusche e improbabili virate narrative per tenere in piedi la storia (dalla scienziata che nel momento del pericolo non è capace di aprire la gabbia che lei stessa ha creato alla macchina “rivivi ricordi” utilmente piazzata nel mezzo della strada in modo da evitarci inutili spiegoni) e a rinunciare troppo spesso all’atmosfera lovercraftiana (il titolo è infatti un chiaro riferimento del romanzo Alle montagne della follia dello scrittore di Providence) del film, per intermezzi sdolcinati fuori luogo in una storia che richiede allo spettatore una conoscenza troppo approfondita dell’universo Marvel per essere fruibile da chiunque e che è stata drammaticamente rovinata dagli spoiler prima dell’uscita del film che, da consuetudine, termina con due scene durante i titoli di coda, il primo introduttivo di nuovi personaggi, il secondo meramente comico.

Insomma, una pellicola discreta ma destinata a smarrirsi in altre decine di opere Marvel carine ma certamente non memorabili.

Andrea Persi

Eccovi il trailer

author avatar
giubors
“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey
Share.

“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

Leave A Reply