Tre surreali storie apparentemente scollegate tra loro e interpretate dagli stessi attori: il manager Robert (Jesse Plemons) cerca di liberarsi dell’opprimente legame con il proprio capo Raymond (Willem Dafoe), Liz (Emma Stone), moglie del poliziotto Daniel (Jesse Plemons) viene ritrovata dopo essere scomparsa in mare, ma sembra essere un’impostora, Andrew (Jesse Plemons) ed Emily (Emma Stone), membri della setta guidata dal ricco Omi (Willem Dafoe), sono alla ricerca di persone dotate di poteri soprannaturali.

Pur cambiando totalmente lo stile narrativo rispetto a Povere creature, qui dominano spoglie scenografie urbane e i colori scuri, mentre la musica fa da preludio a scene disturbanti e, anzi, tornando alle atmosfere cupe e crude di The Lobster, Yorgos Lanthimos, sembra volerci comunicare il medesimo messaggio secondo cui l’innocenza si può trovare nelle creature semplici (quasi inconsapevoli), mentre l’uomo, per dirla con William Golding, per propria natura, non può fare a meno di produrre il male come le api il miele.  

Infatti i tipi che di gentilezza che ci mostra il regista dalla disponibilità di Robert verso il capo, alla accondiscenda della rediviva Liz verso Daniel fino alla cortesia dell’ex marito verso Emily, risultano tutti estremizzati, anche con risvolti ironici e grotteschi e finalizzati a uno scopo morboso e malato, come può diventarlo, appunto, il bisogno di essere amati e accettati che è il sentimento che fa da denominatore comune alle storie, mentre a voler sottolineare l’irrealtà della narrazione ci sono le didascalie dei personaggi e dei relativi interpreti alla fine di ogni episodio e l’insistente riferimento al certo Sig. R.M.F. nel titolo di ciascuno, il cui ruolo è quello di essere un vero e proprio MacGuffin narrativo. Quanto alle singole storie, certamente la maggiormente valida e originale è la prima, mentre la seconda ci appare come una rivisitazione del già citato Povere creature e la terza è, invece, quella maggiormente lenta e prevedibile anche se impreziosita dal surreale e ammiccante balletto di Emma Stone, destinato probabilmente a diventare iconico come il duetto Travolta – Thurman in Pulp Fiction.

Yorgos Lanthimos, si conferma un narratore geniale e innovativo capace di mandare in frantumi la nostra comfort zone per trascinarci in un labirinto anonimo e folle in cui nulla, nemmeno la gentilezza, è ciò che sembra.

Andrea Persi

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“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

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