La giovane esperta di arti marziali Mei (Yaxi Liu) arriva dalla Cina a Roma nel quartiere Esquilino alla ricerca della sorella rapita dal boss criminale Wang (Chunyu Shanshan) e poi scomparsa assieme ad Alfredo (Luca Zingaretti) proprietario di uno storico ristorante del quartiere che ha abbandonato la moglie Lorena (Sabrina Ferilli) e il figlio Marcello (Enrico Borello), lasciandoli in balia del malavitoso Annibale (Marco Giallini).

Terzo film del romano Gabriele Mainetti che nei precedenti lungometraggi ha saputo coniugare il fumetto rispettivamente al genere poliziottesco e allo spaghetti war e ora ripete l’esperimento con il gongfu, un genere cinematografico in cui gli scontri fra i personaggi si svolgono a distanza ravvicinata e con l’uso di tecniche ispirate da arti marziali reali, caratterizzato dall’esclusivo uso delle mani, o al massimo con armi bianche e che ha avuto un illustre predecessore nei film interpretati da Bruce Lee che riecheggiano in questa pellicola: Wang tiene nel proprio locale, un ristorante i cui sotterranei celano un labirinto di corridoi e stanze segrete dove avviene ogni sorta di traffico losco una foto del attore di S. Francisco, mentre il personaggio di Malik, tirapiedi di Annibale è chiaramente ispirato a quello di dell’ex giocatore di basket Kareem Abdul-Jabbar del postumo L’ultimo combattimento di Chen

Dopo la Roma decadente ispirata a Romanzo Criminale e Suburra e quella ostaggio dei nazisti ispirata a Roma Città Aperta, Mainetti ci porta nell’attuale Roma multiculturale (come del resto era quelli dei Cesari) per raccontarci, dopo la teen comedy Grosso guaio all’Esquilino di Niccolò Celaia e Antonio Usbergo una storia d’amore e di arti marziali, ovviamente contenente un maggiore tasso di violenza e drammaticità del film con Lillo Petrolo, attraverso una pellicola coraggiosa e avvincente che rappresenta una dichiarazione d’amore per la capitale (con tanto di citazioni da Vacanze Romane e da La Dolce Vita) che ben pochi cineasti italiani in un panorama nazionale ormai saturo di commedie e di drammi più o meno familiari avrebbero girato, ma che risulta tuttavia non esente da critiche, nonostante la buona qualità tecnica specie nelle scene d’azione e l’ottima colonna sonora di Fabio Amurri

Infatti, il plot, compreso il colpo di scena finale e l’epilogo si presentano alquanto banali e prevedibili e sebbene il trio Zingaretti (quest’ultimo presente in pochi minuti di film), Giallini e Ferilli siano una garanzia di qualità, la scelta di puntare su due quasi esordienti come protagonisti premia a metà Mainetti. Se, infatti, Yaxi Liu, stuntman nel live action di Mulan, rappresenta una bella sorpresa, Enrico Borello si dimostra espressivo come un’amatriciana fatta con la pasta di soia, anche nelle scene di maggior tensione emotiva, il che senza dubbio contribuisce e rovinare un film che comunque rimane godibile e rappresenta, come i precedenti, un apprezzabile tentativo di diversificare l’offerta della cinematografia nostrana, ma allo stesso tempo un’occasione mancata per realizzare un opera d’arte come Lo chiamavano Jeeg Robot.

Andrea Persi

Guardate il Trailer

author avatar
giubors
“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey
Share.

“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

Leave A Reply