In uno dei momenti semiseri della commedia Daddy’s Home, Will Ferrel riflette su quanto sia diverso essere un papà, rispetto al diventare un padre. In effetti, il Cinema ci regala grandi storie, dall’hollywoodiano Era mio padre, al classico Kramer contro Kramer, fino al nostro La vita è bella, che sottolineano questa differenza raccontandoci di padri che compiono grandi gesti per proteggere i propri figli.
Ma nel mondo reale non sempre le famiglie funzionano così e a volte devono essere i figli ad aiutare genitori in crisi. Un soggetto, questo, che sta alla base del nuovo film del regista e sceneggiatore francese Julien Rappeneau, girato con la fotografia di Pierre Cottereau e le musiche di Martin Rappeneau.
Il tredicenne Theo (Maleaume Paquin), soprannominato la formica per la sua bassa statura, è la star della squadra di calcio cittadina. Notato da un osservatore dell’Arsenal, il ragazzo decide di sfruttare la situazione per motivare suo padre Laurent (François Damiens), alcolista e disilluso, a rimettere ordine nella propria vita per amore del figlio.
Film traboccante di buoni sentimenti piuttosto didascalico nella trama e nei personaggi, il figlio responsabile (interpretato dal giovanissimo Maleaume Paquin già protagonista lo scorso anno di Remì con Vincent Cassel), il papà immaturo, la madre grintosa, il migliore amico, l’amichetta segretamente innamorata, che pur non offrendo momenti di ilarità memorabili (vedi i goffi tentativi di Laurent di imparare l’inglese) o grandissimi colpi di scena, conquista col sentimento di una trama forse non originalissima ma certamente resa in maniera indovinata e la simpatia dei personaggi, dall’amichetto agorafobico e geniale, in stile Howard Hughes al vice allenatore della squadra di calcio patito di pasticceria.
Storia pulita e gradevole che ci ricorda in maniera leggera che anche se la vita è difficile non vuol dire che sia brutta.
Andrea Persi