Di Andrea Persi 

Capitan Marvel (nato Mar-Vell) è l’eroe più emblematico dell’universo creato da Stan Lee e da altri geniali artisti del fumetto. Non per la fama tra i lettori, in effetti piuttosto modesta almeno rispetto ai vari Spiderman o Capitan America, o per avere lo stesso nome della casa editrice e nemmeno per avere un omonimo nell’universo DC Comics, con cui si fuse (in stile Dragonball) nel 1996, ma piuttosto perché meglio di tutti rappresenta lo stile dei suoi inventori fatto di clamorose svolte narrative e colpi di scena che lo hanno portato a essere incarnato nel corso del tempo da ben da 6 diversi alter – ego.

Il cinecomic di questo supereroe, divenuto supereroina attorno agli ’80 e poi tornato maschio nel decennio successivo, con ulteriori “cambi” negli anni successivi, fino alla versione più recente trasposta, con enormi libertà rispetto al fumetto, in questo 21° lungometraggio della Marvel, è diretto dalla coppia Anna Boden e Ryan Fleck (5 giorni fuori), sceneggiatori assieme a Geneva Robertson-Dworet, Jac Schaeffer, per la fotografia di Ben Davis (I guardiani della Galassia e l’imminente Dumbo di Tim Burton) e le musiche di Pinar Toprak.

I popoli alieni dei Kree, guidati dalla Suprema Intelligenza (Annette Bening) e degli Skrull, comandati dal generale Talos (Ben Mendelsohn) sono in guerra tra loro da generazioni e la Terra del 1995 diviene uno dei campi di battaglia quando la guerriera Kree Vers (Brie Larson) precipita sul nostro mondo e coinvolge il giovane l’agente segreto Nick Fury (Samuel L. Jackson) nello scontro con i nemici, mentre il suo comandante Yon-Rogg (Jude Law) cerca di riportarla a casa.

Dopo il doveroso omaggio nei titoli di testa a Stan Lee, presente anche stavolta in cameo in cui omaggia a sua volta “i veri credenti” che sono cresciuti con i suoi albi, questo prequel dei prequel, realizzato da un cast tecnico e artistico quasi tutto al femminile, dimostra di dovere molto alle pellicole cronologicamente successive quali I guardiani della galassia per l’atmosfera pop, abbiamo Blockbuster, flipper e perfino il porta pranzo di Fonzie o Captain America – the winter soldier  per la sottile ambiguità dei protagonisti. Quanto al resto, la storia si regge sui sempre più sofisticati effetti speciali che permettono, dopo i personaggi di Rouge One, ringiovaniti e perfino redivivi, allo stesso Samuel L. Jackson, di interpretare, nonostante le movenze inevitabilmente artritiche, il suo omologo anno ‘90, sull’ironia delle consuete situazioni paradossali degli alieni alle prese con le “stranezze” de nostro mondo e sulla presenza scenica del cast, tra cui il già citato Jackson, la bionda Brie Larson e il perennemente cattivo Ben Mendelsohn appaiono molto più a loro agio di un inverosimilmente “palestrato” Jude Law.

Uno spettacolo come sempre piacevole e di durata non eccessiva, nobilitato, sia pure in maniera involontaria, dal fatto di rappresentare assieme l’inizio e la fine della storia, mostrandoci sia le origini della saga degli Avengers e sia la prima avventura dopo la scomparsa del loro creatore.

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“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

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