Callie, figlia di Egon Spengler (Carrie Coon) si è trasferita a New York assieme ai figli Phoebe (Mckenna Grace) e Trevor (Finn Wolfhard) e al fidanzato Gary (Paul Rudd) rimettendo in piedi l’attività di famiglia di cacciatori di fantasmi, aiutati e protetti dai superstiti della vecchia squadra Ray Stantz (Dan Aykroyd), Winston Zeddemore (Ernie Hudson), Paul Venkman (Bill Murray) e la segretaria Janine Melnitz (Annie Potts). Mentre il sindaco di New York, Walter Peck (William Atherton), tenta di farli chiudere, il gruppo si trova ad affrontare la minaccia rappresentata da un antico demone capace di controllare il gelo.
Il film, diretto dallo sceneggiatore del precedente film Gil Kenan, segna la definitiva involuzione di una delle pellicole più significative e originali degli anni ’80, in una scialba commediola per famiglie, rigorosamente allargate, (che quindi ce la menano per metà film con tutti i relativi problemi di convivenza) e la cui mediocrità si misura della quasi assenza dalla pellicola di Bill Murray (il più “vulcanico” del vecchio cast) che compare in un paio di cameo compreso il finale a Dan Aykroyd viene affidato il compito di occuparsi degli incomprensibili spiegoni sopranaturali (roba che manco Rihaku del Mare nella seconda stagione di Ken Shiro) e a Ernie Hudson di aiutare i protagonisti soprattutto contro il perfido Peck (personaggio qui appositamente “riesumato” dal film originale).
E così fra fratelli maggiori imbranati che litigano per tutto il film con uno slimer (ma leggendo la sceneggiatura Finn Wolfhard, si sarà reso conto che il suo personaggio è diventato scemo?), figli minori geniali e incompresi (ma soprattutto odiosi più di Hermione Granger nei primi film di Harry Potter) e “genitori” che dopo essere stati posseduti da due entità malvagie fanno la cosa più normale del mondo, ossia trasferirsi a New York per avere a che fare con altre entità dello stesso tipo (un po’ come se Reagan Macneill si desse alla magia nera) il film avanza con una storia, si far per dire, nuova ma letteralmente soporifera che nemmeno il personaggio del maestro delle fiamme Nadeem Razmaadi (Kumail Nanjiani), i nuovi ectoplasmi, salvo per il dispettoso “Possessore” o la sottotrama tra Phobe e Lind (Emily Alyn) riescono a risollevare dal tedio che mette i brividi più delle scene che dovrebbero spaventare il pubblico.
Parafrasando il Tredicesimo Apostolo Rufus (Chris Rock) in Dogma quando afferma che “l’uomo ha sbagliato a prendere una buona idea e a costruirci sopra una rete di Credi” si può dire che “Hollywood ha sbagliato a prendere una buona idea e a costruirci sopra un franchise”.
Andrea Persi
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