Uno dei complici (Matthew Rhys) del boss della droga Syd (Ray Liotta) è costretto a gettare un carico sopra la foresta di Chattahoochee, in Georgia. Mentre la polizia e gli altri complici di Syd cercano il prezioso carico, parte di esso viene divorata da un orso che diventa straordinariamente aggressivo verso gli esseri umani.
Nella realtà l’orso della vicenda non solo non ha fatto del male a nessuno ma è anche morto per gli effetti della cocaina ingerita, dando però vita a una longeva leggenda metropolitana, come quelle sugli alligatori nelle fogne di New York o sulla morte di Sir Paul McCartney, tanto da far ribattezzare il povero animale col nome di Pablo Eskobear. In questo film la regista Elisabeth Banks, ha immaginato, invece, cosa sarebbe successo se l’orso fosse sopravvissuto, impazzendo per la droga ingerita e si fosse imbattuto….in un branco di deficienti.
In effetti, il pregio di questo horror demenziale a sfondo naturalista non sono tanto gli effetti speciali piuttosto grossolani (l’orso in cgi è a tratti imbarazzante) ma la varietà e stravaganza dei personaggi e delle situazioni in cui si trovano. Così abbiano la coppia di turisti norvegesi (Kristofer Hivju e Hannah Hoekstra) che per motivi ignoti cambiano nome a ogni sequenza, l’apprensiva mamma single (Keri Russel), i bambini pestiferi ma più svegli degli adulti (Christian Convery protagonista della serie Netflix Sweet Tooh e Brooklynn Prince), i tre sfigati che cercano di fare i duri (Aron Holliday, J.B. Moore e Leo Hanna), il fido scagnozzo del boss (il rapper O’Shea Jackson Jr.) e il suo depresso figlio (Alden Ehrenreich, che cerchiamo tutti di dimenticare come protagonista dell’orripilante Solo – a Star Wars story), il poliziotto cinofilo (Isiah Whitlock Jr.), la ranger bruttina e impedita con le armi da fuoco (Margo Martindale) che cerca vanamente di concupire il collega imbranato (Jesse Tyler Ferguson). Tutti personaggi borderline che danno vita a una comica girandola situazioni strampalate e gore (pensiamo all’inseguimento dell’ambulanza o allo “stallo” del gazebo) che mantengono, a differenza dei vari Sharknado, quella leggera verosimiglianza che gli permette di essere divertenti senza irritare per la loro assurdità.
Film spassoso e godibile per un’ora e mezza di sano intrattenimento
Andrea Persi