In vacanza in Sicilia con la sorella, la giovane italoamericana Sophie Ristuccia (Elena Kampouris) conosce il coetaneo Giulio (Saul Nanni) e il suo gruppo di amici. Le successive 24 ore della ragazza si trasformeranno rapidamente in un gioco molto pericoloso.

Film talmente brutto che fa ridere. Dopo i primi cinque minuti in cui non abbiamo avuto nemmeno il tempo di chiederci perché due ragazze abbiano fatto un volo intercontinentale dagli Usa per tornare a casa il giorno dopo (alla faccia del low cost!!!!!) le due sorelle stanno già “sbroccando” l’una con l’altra (come in ogni film di Muccino che si rispetti del resto) solo trovare uno stiracchiato pretesto alla più giovane di farsi abbordare da un belloccio locale che parla a stento l’inglese onde concedersi a lui prima dell’ora di pranzo (l’idea della storia è che i fatti si svolgano nell’arco di 24 ore, come una stagione della famosa serie con Kiefer Sutherland, quindi non c’è tempo da perdere) e, prima di sera, di sera, senza che l’altra ragazza si sogni di avvertire la polizia o i servizi sociali, finire coinvolta nelle attività criminali che i suoi nuovi amici hanno con un certo Yuri (nome tipicamente siciliano) che entro l’alba, avranno trasformato la giovane in una novella Bonnie Parker grazie anche svarioni e a forzature registiche (la “Braccobaldo band” di Sophie entra in un locale senza il bottino, ci passa la notte e magicamente ha di nuovo il malloppo in mano quando ne esce, mentre la polizia appare senza alcun motivo plausibile e comincia ad inseguirli sebbene siano su una macchina diversa (ammazza che fiuto!!!!) salvo dopo lasciare liberi lei e il “moroso” (che ovviamente al sorgere del sole ha deciso di sposare, perché qui si bruciano le tappe) camuffati alla meglio.

Pellicola che conferma che le esperienze americane del regista sono servite solo a fargli imparare in peggio del cinema a “stelle e strisce” con storie inconsistenti e prive di senso logico, sebbene realizzate con una certa maestria tecnica nelle riprese, vedi l’inseguimento all’interno dell’hotel, che cercano (con scarso successo) di coniugare i disagi dei suoi personaggi piccolo borghesi con altri generi in questo caso il thriller metropolitano in stile Michael Mann.

Opera dimenticabilissima, peraltro, recitata in maniera abominevole, se non per la prossima volta in cui a Muccino, come fece tre anni fa quando il suo Gli anni più belli ottenne solo tre candidature ai David rispetto a quelle a due cifre di film come Volevo nascondermi, Hammamet e Favolacce, pontificherà sul Cinema Italiano.

Andrea Persi

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“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

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