Homeland ritorna con un’ultima stagione tesa ed elettrizzante che conclude opportunamente il lavoro che Carrie Mathison iniziò tanti anni fa.

Dopo quasi un decennio di inseguimenti Homeland ritorna per avventurarsi di nuovo in Afghanistan in un modo più profondo per dare un senso completo alla sua storia. 

Questo è uno dei thriller televisivi chiave dopo l’11 settembre, che ha utilizzato la cultura della Guerra al Terrore per creare episodi intelligenti che sembrano abbastanza autentici da essere del tutto credibili.

Anche se ormai Homeland è rimasto solo per i fan più fedeli che hanno resistito alle sue sette stagioni di colpi di scena, spie e sessioni di tortura, questa ottava stagione è un degno capitolo finale che si ricollega alle parti che meglio hanno funzionato in questi anni.

L’ultima volta che l’abbiamo vista, l’agente della CIA Carrie Mathison ( Claire Danes ) era stata catturata dai servizi segreti russi.

Dopo 213 giorni viene rilasciata grazie ad alcuni accordi fatti da Saul ( Mandy Patinkin ), che ora è consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Warner (Beau Bridges) appena insediato alla Casa Bianca.Ma di quei 213 giorni ce ne sono 180 dispersi e Carrie non è sicura di cosa sia successo.

Ha rinunciato a informazioni riservate durante l’interrogatorio? Il suo test del poligrafo indica un possibile inganno.

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Homeland ha preso un’altra lunga pausa tra le stagioni, questa volta circa due anni.

Per fortuna gli showrunner aprono questo nuovo round sia con un utile riepilogo sia con una trama che non dipende dal ricordare ogni dettaglio esatto della settima stagione.

Quando Carrie cadde nelle mani dei russi, la cultura politica del mondo reale era ossessionata dal Russiagate e da Robert Mueller.

Ora la narrazione torna alla guerra apparentemente infinita in Afghanistan.

Il Medio Oriente è sempre stato il cuore di questo spettacolo e alcuni degli scritti meditano sul ritorno di Carrie per affrontare il passato.

Homeland ha sempre seguito una linea delicata di realizzazione mentre navigava in acque politiche sensibili e se si è rimasti fan di questa serie nel corso degli anni nonostante le sue lacune, la stagione finale sembrerà un giusto ritorno alle origini.

Carrie ha combattuto terroristi e presidenti corrotti a Washington, ora è tornata al punto di partenza.

È anche giusto che Carrie ritorni in Medio Oriente considerando che Homeland è stato effettivamente ispirato da uno spettacolo israeliano, “Prisoners of War“. 

Dopo quasi un decennio questo spettacolo ritorna in forma, non inseguendo i titoli dei giornali ma trovando suspense in una guerra che si è scelto di discutere di meno, anche se la si stà ancora combattendo.

Col senno di poi, il primo anno di Homeland è stato una serie limitata quasi perfetta.

Dopo tutto ciò si è aggiunta una buona contemplazione di una guerra senza fine e di un ambiente geopolitico instabile che, a differenza dello spettacolo, continua all’infinito.

Valerio Sembianza

Eccovi il il trailer

https://www.youtube.com/watch?v=-eLT82JYsP4&fbclid=IwAR0GlhkaF4d0-J4XfEX49KbLNiHI1s18PdnOuMOBoSheVJ08ar–3-Wt6Nw

 

 

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“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey
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“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

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