Quando uscì nel 1999, Matrix non fu solo un film: fu un evento. Un’opera che mescolava azione, cyberpunk e filosofia in un cocktail visivo ipnotico, destinato a ridefinire lo standard dei blockbuster hollywoodiani. A più di due decenni di distanza, e dopo quattro capitoli, il fascino della saga è ancora intatto — ma la sua eredità è più complessa di quanto sembri.

La distopia che ci somiglia troppo

Il primo Matrix proponeva una visione radicale: viviamo in una realtà simulata, alimentati da illusioni digitali e addomesticati da un sistema che non possiamo nemmeno percepire. All’epoca, era una metafora filosofica. Oggi, è una descrizione inquietantemente precisa della nostra condizione digitale.

Con i sequel, il racconto si è fatto più stratificato: l’Eletto diventa un’anomalia ricorrente, le rivoluzioni si rivelano parte di un ciclo previsto, e la libertà appare come un’illusione raffinata. Il messaggio è chiaro, seppur amaro: ogni tentativo di liberazione può essere previsto, previsto e neutralizzato dal sistema stesso. È un tema che anticipa molte ansie contemporanee: dai social media ai big data, passando per il controllo algoritmico dell’informazione.

L’impatto estetico, tra meme e moda

Matrix ha lasciato un’impronta profonda non solo nella cultura pop, ma anche nella moda e nel linguaggio visivo. Occhiali scuri, cappotti di pelle, pioggia di codice verde: l’intero immaginario cyberpunk è stato filtrato attraverso la lente di Matrix, diventando un’icona globale. Ancora oggi, la trilogia viene citata nei meme, nei videoclip, nelle passerelle dell’alta moda e persino nei videogiochi, come Cyberpunk 2077, che ne raccoglie l’eredità.

Box office e bilancio commerciale

Matrix Resurrections (2021): uscito in piena pandemia e in contemporanea su HBO Max, ha faticato al botteghino con soli 159 milioni di dollari, su un budget stimato di circa 190 milioni. Tuttavia, ha acceso un nuovo dibattito critico, tra letture metanarrative e riflessioni sul “reboot come prigione culturale”.

Matrix (1999): budget di circa 63 milioni di dollari, incasso mondiale di oltre 460 milioni. Un successo clamoroso per un film originale senza franchise preesistente.

Matrix Reloaded (2003): incassa oltre 741 milioni, diventando il capitolo più redditizio della saga, nonostante l’accoglienza critica più fredda.

Matrix Revolutions (2003): pur essendo distribuito a pochi mesi dal secondo, incassa 427 milioni, segnando un calo e una frattura nel pubblico.

Curiosità dalla Matrice

  • Keanu Reeves ha donato una parte consistente del suo compenso ai membri del team effetti speciali e costume design del primo film, riconoscendo il loro ruolo nella riuscita dell’opera.
  • Carrie-Anne Moss si è rotta una gamba durante le prove ma ha continuato le riprese senza rivelarlo subito, temendo di essere sostituita.
  • L’iconico “bullet time” è stato ideato combinando fotografia, CGI e un sistema circolare di 120 fotocamere, rivoluzionando la rappresentazione visiva del tempo.
  • La parola “Matrix” deriva dal latino matrix (“utero”, “origine”), e nelle antiche lingue indica anche un sistema madre: un riferimento perfetto al concetto di realtà simulata da cui tutto proviene e a cui tutto torna.
  • Lana Wachowski, regista del quarto film, ha dichiarato che Resurrections è stato pensato anche come una riflessione personale sul lutto e sull’identità, più che come un sequel classico.


Conclusione

Matrix non è solo una saga di fantascienza: è un prisma culturale attraverso cui leggere la nostra epoca. Ha previsto una realtà dominata da algoritmi, scelte apparenti e ribellioni controllate. Ma forse la sua lezione più profonda è questa: anche quando crediamo di esserne usciti, la vera Matrix continua a cambiare forma. E ci aspetta, paziente, al prossimo riavvio.

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giubors
“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey
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