Nella opulenta e corrotta New Rome, il geniale architetto Cesar Catilina (Adam Driver) ha creato il megalon, un innovativo materiale da costruzione con capacità quasi magiche che potrebbe rifondare (anche spiritualmente) la città distrutta da un’imprevedibile catastrofe. Ma è osteggiato e dal potente Nush Berman (Dustin Hoffman) e dal sindaco Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito), la cui figlia Julia (Nathalie Emmanuel) si innamora di lui, mentre il suo più grande sostenitore, il banchiere Hamilton Crassus III (John Voight), rimane vittima delle manovre della giovane moglie Wow Platinum (Aubrey Plaza) e del nipote Clodio Pulcher (Shia LeBeouf).

Film che ha cominciato la propria gestazione nel 1979 (quando Francis Ford Coppola aveva 40 anni e stava girando Apocalypse now) e che ha già fatto parlare di sé per i casi mediatici che lo hanno visto oggetto dai contrasti tra il regista e il cast tecnico (con velate accuse di molestie) al trailer ritirato perché pieno di finte recensioni negative sui film precedenti del regista il cui scopo sarebbe stato quello di dimostrare che anche i critici possono prendere degli abbagli, qualora avessero stroncato questa sua ultima opera.

Giusta preoccupazione, perché, il risultato finale è degno della Corazzata Kotiomkin di fantozziana memoria. A cominciare da effetti speciali che non ci mostrano nulla di innovativo ma che sanno di già visto nella quadrilogia di Matrix o nel più recenti Inception e Tenet, a una storia che, eliminato il linguaggio pomposo e il citazionismo fuori luogo di tragedie shakespeariane e classici latini, ha davvero poco da offrire e può essere riassunta nel trito canovaccio dal film tv della domenica sul genio ribelle che viene cambiato dall’amore per una donna e che Coppola cerca di arricchire con richiami biblico-evangelici degni di un episodio tra i meno riusciti (e non che quelli riusciti, fossero chissà cosa) della serie tv Settimo Cielo con Jessica Biel.

Se, infatti, Cesar ritaglia per se stesso il ruolo di Gesù Cristo stesso (con tanto di resurrezione), Julia abbandona, senza nemmeno troppe spiegazioni, il ruolo peccatrice edonista di Maria Maddalena prima della conversione, mentre i miscredenti come Nush Berman (personaggio nemmeno troppo velatamente riferito ai sommi sacerdoti ebrei che condannarono il Salvatore) o Clodio e Wow il cui destino sembra più determinato dalle loro azioni (quindi da una volontà superiore) che dalle reazioni del loro antagonista.

Tutto questo cercando (con scarsa efficacia) di rappresentare, l’ideale passaggio da una metropoli pagana (ancora più decadente di quella immaginata da Fritz Lang agli albori del Cinema), dove al centro ci sono i piaceri carnali e l’ipocrisia a una cristiana il cui fulcro divengono gli individui e i loro bisogni. Un messaggio che tuttavia rimane incompiuto, visto che anche nella società di Cesar il denaro, sembra continuare a essere il deus ex machina della società (basti pensare alla scena in cui il nostro si abbandona a una crisi di pianto quando scopre che i suoi conti sono stata bloccati) che non rinuncia al capitalismo, ma vorrebbe soltanto dargli un volto umano.     

Anche nei suoi film più bersagliati dalla critica e di minor successo (come Tucker – Un uomo e il suo sogno con Jeff Bridges o Jack con Robin Williams), Coppola ha sempre mostrato di aver ben chiara la storia che voleva raccontare. Qui (in un’opera definita da lui stesso una favola, ma che sembra più ciò che si vede dopo un trip di acidi), sembra un cineasta alle prime armi che naviga a vista in un mare di idee appena abbozzate e lasciate alla deriva 

Andrea Persi

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giubors
“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey
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