L'adattamento di Netflix della celebre serie manga e anime di Eiichirō Oda è un concentrato di energia e azione ben realizzata; pronti a salpare per la seconda stagione?
Parliamo oggi dell’adattamento di Netflix della celebre serie manga e anime di Eiichirō Oda; un concentrato di energia e azione ben realizzata, con episodi ricchi di dettagli e di retroscena che arricchiscono la narrazione.
Netflix non è nuova nel trasporre da anime a live-action alcuni dei titoli più blasonati. Vedi, ad esempio “Cowboy Bebop”; o anche “Death Note” che però non ebbero un riscontro molto positivo. Io ho visto, e ancora guardo, l’anime originale e ho letto per un certo periodo della mia non troppo lontana giovinezza il manga; quindi vi lascio immaginare l’ansia che ho provato quando si è iniziato a vociferare della volontà del colosso dello streaming in rosso di voler realizzare questo lavoro. Sono però rimasto molto sorpreso quando ho visto questo adattamento vivace e avvincente. È emerso che il suo pubblico principale erano i fan dell’anime, e che molti erano entusiasti delle modifiche apportate per adattare il prodotto al piccolo schermo, rendendolo fruibile anche da chi non ha mai visto né l’anime né mai ha letto il fumetto. Al momento non sappiamo se Netflix deciderà di rinnovare per una seconda stagione, speriamo bene; ma ora veniamo al sodo…
“One Piece”, per chi non lo sapesse è un manga e anime che segue le avventure di Monkey D. Rufy, un ottimista ed eccentrico neo pirata con il sogno di diventare il “Re dei Pirati”.
"Non ho mai visto l'anime né letto il manga; posso vedere la serie?"
La risposta è un clamoroso SI!
“One Piece” senza alcuna conoscenza preliminare, tranne per la familiarità che abbiamo con delle immagini di Rufy e dei suoi amici che dominavano la sezione manga delle librerie, resta un prodotto divertente da guardare in tutti e otto gli episodi della prima stagione. Personalmente ho apprezzato molto tutte le scelte narrative che, per necessità, andavano molto veloci senza tralasciare le parti che potevano fornire un quadro molto chiaro della vicenda di ogni singolo episodio.
È stato davvero sorprendente vedere come Matt Owens e Steven Maeda, gli showrunner del live-action, siano riusciti a trasporre alcune idee dalla genialità di Oda in un prodotto non plasmabile come potrebbe essere un fumetto o un cartone animato.
LA TRAMA
Come ci spiega Ian McShane nel breve prologo, “Questo è un mondo di pirati!” e Rufy (interpretato da Iñaki Godoy) ha da sempre sognato di diventarne uno, proprio come il suo idolo e mentore Shanks (Peter Gadiot).
È bello vedere come il percorso dell’aspirante Re dei pirati inizi proprio partndeo dal basso, dai gradini più bassi; ansi dalle barche più piccole. Una zattera prossima all’affondare, e, tra le altre cose, non sa nemmeno nuotare. Proprio come nel fumetto, a causa delle sue spiccate capacità conferitogli da un frutto molto speciale.
Il mondo di “One Piece” è popolato da pirati e doti molto speciali. Il protagonista, Monkey D. Rufy, o Lufy nella versione originale, ha la capacità di allungarsi, piegarsi e deviare i proiettili. Niente di che insomma. Insieme alla sua ciurma, intraprende un viaggio alla ricerca di una mappa che potrebbe condurli al leggendario tesoro che dà il nome alla serie.
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Analizziamo i punti di forza di questo live-action
Le scene di combattimento riescono a catturare l’effetto desiderato. D’altronde Mackenyu, figlio d’arte o meglio di arte marziale in quanto il padre è la leggendaria star delle arti marziali Sonny Chiba, ha dalla sua parte la genetica paterna e conferisce a tutti gli scontri quella tonalità vera e audace.
La serie ha anche toni divertenti e singolari, con un tono malizioso che rende spesso molte vicende strane ma mai eccessivamente ridicole. L’energia nella costruzione dell’universo di “One Piece” e la chimica tra i personaggi sono sufficienti per portare avanti la storia dall’inizio. È un ottimo prodotto si, ma non è privo di difetti.
I punti dolenti...
Volendo trovare dei difetti potremmo dire che gli episodi potrebbero risultare eccessivamente lunghi senza una ragione apparente, ma a mio avviso ci sta visto che hanno tantissima roba da mettere in ogni episodio.
Nello specifico il primo episodio dura ben 64 minuti, e gli altri non sono molto più brevi. Questo anche perché in alcuni casi, si fondono le trame di due episodi consecutivi dell’anime, ma per evitare questo, nel live-action, si è scelto di garantire per ogni avventura un singolo episodio, e possono sembrare eccessivamente lunghi.
Un altro possibile “problema”legato a questo, è che Owens, Maeda e compagnia bella utilizzano gran parte di questo tempo aggiuntivo per approfondire i personaggi e il mondo più di quanto sia giustificato nel contesto e potrebbe capitare di perdersi lungo la strada alcune caratterizzazioni che, nel tempo, verrebbero fuori per forza. Magari è una scelta narrativa, a me non dispiace, però effettivamente questo rischio c’è.
Con l’avanzare della stagione, impariamo a conoscere meglio ogni membro della ciurma, e “One Piece” inizia a regalarti le vere emozioni che l’anime e il manga hanno offerto in passato, mutando lentamente anche le tonalità di una serie pittoresca a una sempre più matura.
Si è cercato di evitare il brusco cambio di tono che spesso si verifica in questi casi. Le parti migliori dell’adattamento live-action, proprio come i primi episodi dell’anime, sono volutamente leggere e orgogliosamente sciocche. Pur mantenendo un tono allegrotto, la serie esplora temi anche profondi, senza pero risultare stonata. È stato bellissimo vedere momenti e immagini presi direttamente dalla versione bidimensionale di partenza.
Forse questo è tutto ciò di cui il pubblico ha bisogno, considerando gli enormi profitti generati dai recenti remake in live-action e CGI dei film classici della Disney. Tuttavia, dal punto di vista creativo, “One Piece” ha tutto il potenziale per individuare esattamente ciò che ha reso vincenti le sue versioni precedenti, quali elementi possono essere facilmente importati nell’adattamento live-action e quali cambiamenti possono risultare più omogenei e magari, perché no, audaci. La serie non deve essere malleabile come Luffy, ma certamente ha bisogno di grande elasticità viste le dimensioni del progetto.
Veniamo alla valutazione …
Per tutto quanto sopra il mio voto è di 4.5 su 5 perchè di strada ce n’è ancora da fare ma se i presupposti sono questi, allora siamo sull’onda giusta.
Vi lascio a disposizione qui la possibilità di iniziare a leggere il manga con un bel cofanetto.
Per finire e poi vi lascio stare, per rimanere sempre aggiornati sul mondo del cinema, delle serie TV e moltissimo altro, vi invito a unirvi al gruppo Facebook Passione Cinema e, se vi avanza un “click”, buttatelo sul mio profilo IG dove pubblico video curiosi a tema Film, Serie TV e molto altro.
E fino a quel momento… YEA