Sull'isola paradisiaca di Saint X, la sorella maggiore di Claire, sette anni, viene assassinata. Anni dopo, incontra Clive Richardson, uno degli uomini sospettati dell'omicidio e questo evento la porta a una ricerca ossessiva della verità.

Saint X nasce come un avvincente romanzo di Alexis Schaitkin a metà strada tra un thriller psicologico e un romanzo Giallo, dalle sfaccettature leggermente “Teen” ma che si colloca perfettamente nella categoria Drama, e che punta a un pubblico molto vasto esplorando anche le conseguenze dell’omofobia e della discriminazione nei confronti della comunità LGBTQ+ attraverso la rappresentazione di alcuni personaggi più o meno secondari. Tuttavia, l’omosessualità, non rappresenta uno dei principali temi del romanzo pur svolgendo nella serie un ruolo per nulla secondario ma, come nel libro, ci si concentra principalmente sulla morte misteriosa di Alison Thomas e sulla ricerca della verità, rendendo quindi ancora più importante la sfaccettatura dell’inclusività senza farne un vanto; personalmente una particolarità che ho apprezzato moltissimo sia nel libro che nella serie.

Da questo romanzo fuoriesce, quasi prepotentemente, una serie TV. Forse per la sua trama intensa e coinvolgente, forse per i luoghi così variopinti e caratteristici ma, la serie, che trova il suo compimento in appena otto episodi, riesce senza troppi sforzi a portare l’attenzione non solo sulla morte misteriosa di Alison Thomas, ma, quasi come una serie crime, sulla ricerca della verità della sua morte e delle conseguenze nella vita di tutti i protagonisti; una tra tutti la sorella minore di Alison, Claire (Emily, suo secondo nome).

La serie inizia con la vacanza della famiglia Thomas ai Caraibi dove ci vine mostrata come una famiglia felice e benestante e con due figlie Emily, la piccolina, e Alison, la figlia maggiore con un desiderio smodato di essere protagonista nelle fantasie degli uomini di cui incrocia lo sguardo. Poi, in maniera quasi prepotente, ci vine mostrato, inaspettatamente, il corpo senza vita di Alison nelle acque di un isola a due passi dal resort dove comincia la storia. Senza fare spoiler, la narrazione si concentra sulle conseguenze emotive che la morte di Alison ha avuto sui protagonisti, offrendo immediatamente allo spettatore qualcuno da incolpare: Clive Richardson, uno dei principali sospettati dell’omicidio.

Ogni episodio racconta da un punto di vista sempre differente le varie conseguenze di questo evento tragico e come le singole personalità riescano a elaborare la perdita. Tutti, o quasi.

Esplorando temi importanti come l’omofobia e la discriminazione la serie non vuole “vomitarti” una soluzione a quello che, sembrerebbe, essere un delitto già confesso e giudicato. Bensì, offrendo diversi salti temporali, vuole mettere a disposizione dello spettatore tutti gli strumenti per far emergere la propria idea, dare adito alle sensazioni a discapito delle ovvie apparenze che saggiamente la sceneggiatrice Leila Gerstein riesce a far emergere in ogni episodio dalla durata di, in media, 45 minuti. (Un botto è vero, forse si poteva optare per una mezzoretta e sarebbe bastato anche perché la durata non è sempre giustificata dall’arco narrativo dei personaggi, ma che vuoi farci? Alla fine ne varrà la pena, credimi)

Lunghezza degli episodi a parte la serie si presenta sempre ben strutturata e sviluppata; soprattutto grazie, in tutta onestà, all’ottimo lavoro di regia di Dee Rees che, in modo fluido, mantiene lo spettatore sempre coinvolto nella storia alla ricerca della verità sulla morte di Alison; riesce a tenere alta l’attenzione senza mai cadere nel banale. Inoltre, la location dei Caraibi, offre un’atmosfera misteriosa e intensa, che si addice perfettamente alla narrazione della storia che non traballa mai, anche se, alle volte, tende ad allungarsi un po’ troppo rispetto al necessario.

In sintesi, “Saint X” è un’ottima serie TV che, dal 7 giugno, sarà disponibile su Disney+ per chiunque sia alla ricerca di una serie Thriller/Drama intensa e coinvolgente. Nella serie esploreremo temi importanti come la morte, la verità e il senso di colpa; ci verrà offerta una riflessione profonda sulla natura umana e sulle conseguenze emotive degli eventi tragici. Faremo un viaggio doloroso alla ricerca della verità e ci verranno offerti dei bei colpi di scena che sconvolgeranno completamente tutte le aspettative maturate sino ad allora e, questo, sinceramente l’ho trovato un altro punto a suo favore.

Se vi state chiedendo se sia necessario aver letto o leggere il libro per comprendere a pieno la serie vi rispondo candidamente “NO!”. La serie è un essere a se stante che prende spunto dal romanzo ma che, come ogni creatura vivente, inizia i suoi passi tendo la mano alla storia del libro ma che poi si evolve in una direzione completamente diversa che vi lascerà senza fiato!

Ho trovato davvero piacevole che, in questa serie auto-conclusiva, ogni singolo personaggio alla fine del racconto possa avere il suo finale portando a conclusione ogni ciclo narrativo aperto in precedenza; insomma nessuna domanda rimarrà senza risposta.

Il mio personale voto è 3.5 su 5 in quanto troppo spesso ho ritenuto che gli episodi si allungassero troppo, forse più del necessario. Ritengo che, molte scelte dei protagonisti siano state indotte da quella che voleva essere la direzione della trama snaturando un po’ le scelte che avremmo fatto per senso logico. Ciononostante è una serie molto bella che schiaffeggia lo spettatore sputandogli in faccia una storia cruda ma mai volgare o pesante che vi consiglio di vedere assolutamente.

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E fino a quel momento… YEA

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“If you can dream it, you can do it”. È uno degli aforismi motivazionali più famosi attribuito al genio Disney ma, in realtà non è stato lui a pronunciarla! La frase risale agli anni ’80 mentre il papà di topolino morì nel 1966. L’uomo che pronunciò realmente questa frase fu Tom Fitzgerald, un progettista che lavorava per Disney

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