1947. Hercule Poirot (Kenenth Branagh) si è ritirato dall’attività di detective e vive a Venezia protetto dagli ammiratori dal fidato Vitale Portfoglio (Riccardo Scamarcio), fino a quando la scrittrice Ariadne Oliver (Tina Fey), sua vecchia amica, non lo coinvolge in un nuovo e misterioso caso dagli apparenti risvolti sopranaturali.
Il terzo capitolo diretto da Kenneth Branagh delle avventure del celebre investigatore creato da Agatha Christie, è basato sul romanzo del 1969 Hallowe’en Party, tradotto in Italia col titolo Poirot e la strage degli innocenti, opera non tra le più celebri della giallista inglese (anche se una delle mie preferite). Ma Branagh pesca, per la gioia dei fan della Signora del Giallo, a piene mani in diverse opere (almeno 3 facilmente riconoscibili) con lo scopo di costruire un enigma della “camera chiusa” meno patinato e molto più oscuro dei precedenti film, ispirato non solo ai romanzi della Christie ma anche al classico A Venezia… un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg e nel quale le “celluline grigie” dell’infallibile investigatore belga saranno messe alla prova non solo dagli intrighi e dai segreti dei sospettati ma anche da inquietanti eventi apparentemente inspiegabili e che, in parte, sembrano rimanerlo anche alla fine.
Più un horror che un giallo, quindi, visti non solo i continui jumpscaries ma anche per certa goffaggine e prevedibilità con cui Branagh cerca di depistare lo spettatore in una narrazione che almeno fino a metà si dimostra prolissa e prevedibile.
Doveroso capitolo a parte, vista la recente polemica (“veneziana” appunto) di Pierfrancesco Favino, su come i film stranieri rappresentino l’Italia (altro che lo scandalo per il buon Adam Driver che interpreta Enzo Ferrari). Passando sopra a strafalcioni da penna rossa (come carabinieri che arrivano su un motoscafo con la scritta “Polizia”), all’assurdo nome del personaggio di Scamarcio (doppiato e purtroppo si vede, anzi si sente, da lui stesso), a bambini di colore arrivati non si sa da dove nell’ Italia appena uscita dal Fascismo, al pubblico viene anche propinato che la festa di Halloween è stata introdotta dai soldati americani, che viene celebrata anche da devote (e onnipresenti) suore e che i pasticceri del Belpaese si conciano come i venditori del Kapalıçarşı di Istanbul.
Comunque nel complesso questo sequel “taglia e cuci” è abbastanza godibile fa sperare in un prossimo sequel libero dai ristretti limiti imposti dai romanzi in cui però Branagh, ora che ha calato il jolly della trama horror dovrà inventarsi qualcosa di veramente originale.
La frase: Poirot “Nessuno uscirà finché non avrò scoperto se i vivi sono stati uccisi dai morti.”.
Andrea Persi