Volto noto al pubblico italiano degli Anni Sessanta, German Cobos nacque a Siviglia nel 1927. Studiò arte drammatica a Madrid, presso la Escuela Oficial de Cine de España, e si dedicò al teatro, dove si ritagliò un ruolo di rilievo nella compagnia di Lilí Murati, un’attrice ungherese molto popolare nella Spagna degli Anni Quaranta.


Il suo debutto cinematografico avvenne, invece, nel 1951, in “La leonessa di Castiglia”. Senza mai abbandonare il teatro, anche quello comico, approdò molto presto in italia. Lo ricordiamo nel peplum “Le schiave di Caragine”, di Guido Brigone, e nella commedia “Susanna tutta panna” di Steno. Frequenti furono le sue partecipazioni a pellicole comiche come “Femmine tre volte”, ancora di Steno, accanto a Sylva Koscina e Nino Manfredi, “Totò, Vittorio e la dottoressa” di Camillo Mastrocinque, con Totò e Vittorio De Sica, e “I tromboni di Fra’ Diavolo” di Giorgio Simonelli, con Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello, Fernando Sancho e Moira Orfei.

Si lasciò apprezzare soprattutto in ruoli da duro gentiluomo e con essi approdò allo spaghetti western. Spesso con gli pseudonimi Jerry Cobb e George Gordon, recitò in numerosi film. Ricordiamo “Lola Colt”, “Sangue chiama sangue”, “Quinto: non ammazzare”, “I rinnegati di Fort Grant”, ma soprattutto la sua prova accanto a Giuliano Gemma in “Wanted”, di Giorgio Ferroni, dove interpretò Martin Heywood.
Si spense nel 2010.

Apprezzatissimo anche in patria, grazie al lavoro con registi come Pedro Almodóvar, José Luis Garci e Carlos Saura, ed attori come Concha Velasco, Imperio Argentina, Sara Montiel, nella sua vita si distinse anche come attivista sindacale, sfidando il regime franchista in prima persona, con lo sciopero degli attori del 1975.

Iniziato il 4 febbraio di quell’anno, lo sciopero si concluse il giorno 12, con arresti e scontri. Gli attori chiedevano la riduzione della giornata lavorativa, il pagamento delle prove e un giorno di riposo settimanale. Cobos era parte del comitato di negoziazione che guidò lo sciopero, bloccando teatri e televisione in tutto il Paese. Spettacoli e prove furono interrotti, a volte, di punto in bianco, tra gli applausi del pubblico. Furono sospese anche le riprese cinematografiche e televisive, autori e registi vietarono l’esecuzione delle loro opere. Aderirono direttori di scena, scuole di recitazione, doppiatori, personaggi televisivi e molti attori finirono licenziati e incarcerati. Per alcuni di essi l’accusa si trasformò in quella d’esser membri del Frente Revolucionario Anti Fascista y Patriota o dell’ETA. Furono tutti liberati in cambio della cessazione dello sciopero e del pagamento di sanzioni pecuniarie.

Lo sciopero si concluse così, con una sconfitta per gli attori, ma con la dimostrazione dell’esistenza di una unità tra i professionisti dello spettacolo che spaventò molto il regime.

 

 

 

Angelo D’Ambra

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Angelo D'Ambra, saggista, laureato in Scienze Politiche, anima il portale di divulgazione storica historiaregni.it, scrive di storia nordamericana per farwest.it e si occupa di critica cinematografica e musicale per planetcountry.it e passionecinema.it.

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