Bella e talentuosa, Pina Pellicer si spense a soli trent’anni, nella notte del 4 dicembre 1964, dopo aver segnato cinque anni fondamentali nella storia del cinema messicano, affiancando Marlon Brando, lavorando per Hitchcock, recitando in film chiave della storia nazionale come “Morte in vacanza” e “Días de otoño”, entrambi film diretti da Roberto Gavaldón.

Originaria di Città del Messico, dove nacque nel 1934, fu anima del gruppo “Poesía en Voz Alta”, un movimento che rivoluzionò la scena teatrale messicana. Faceva parte di una dinastia di artisti, sua zia Ariane era un’attrice, suo zio era Carlos Pellicer, il grande poeta, sua sorella Pilar fu un’attrice sexy simbol della sua epoca, Ana, l’altra sorella, era una scultrice. Lei si donò alla poesia, mostrando il suo animo, la sua sensibilità. Si mise in luce per la sua grazia, l’aspetto distinto, la naturale eleganza. Nel gruppo brillò tra personalità del calibro di Luis Rius, Ofelia Guilmáin, Enrique Rambal, Manolo Fábregas.
 
Marlon Brando apprezzò il suo stile recitativo assistendo a teatro a “La signora delle camelie”. A seguito di quella performance Brando la volle nel suo lungometraggio, “I due volti della vendetta”, dove impersonò Luisa, la messicana di cui il protagonista si innamora. Il film ottenne la Conchiglia d’Oro al Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián e la Pellicer vinse il premio per la migliore interprete femminile. Tuttavia tra lei e Brando il rapporto non fu idilliaco…
 
Tornata in Messico, recitò in “Rogelia”, del regista Rafael Gil, con Fernando Rey, e in “Días de otoño”, di Roberto Gavaldón, che le valse un premio al Festival di Mar del Plata in Argentina come miglior attrice, la “Diosa de plata”. E’ probabile che proprio in quest’opera abbia rivelato una parte profonda di sé, un aspetto nascosto del suo stato interiore. Nel film, infatti, interpreta una giovane donna di provincia – ancora di nome Luisa – che viene a Città del Messico per lavorare nell’elegante pasticceria gestita da un vedovo, Don Albino (interpretato da López Tarso). Luisa è una ragazza ingenua che sogna di sposarsi, di avere figli, ma quando Albino mostra interesse per lei, annuncia che sta per sposare un altro, un’autista privato. Il matrimonio però non ha luogo, la ragazza viene lasciata sola ai piedi dell’altare da un uomo che in realtà è già sposato. Incapace di accettare la verità, Luisa mente a tutti e a se stessa, affermando che il matrimonio è avvenuto e che aspetta il suo primo figlio. Un’inganno che la conduce alla pazzia.
Accumulando vari premi per questa recitazione, ottenne pure numerose offerte di lavoro, ma accettò solo quelle per la televisione, in modo da non essere soggetta ad alcun contratto con case di produzione cinematografica. La si ricorda così per la partecipazione alla serie televisiva “Il fuggiasco” e poi in “Alfred Hitchcock presenta”.
 
Sorpreso da quell’aura di tristezza e mistero che la Pellicer si portava addosso, Hitchocock l’aveva voluta per l’episodio “Il lavoro più riuscito di Juan Diaz”. La sua ultima apparizione a Hollywood fu quella. Quell’anno recitò pure nel suo ultimo lavoro teatrale, “Pacto de mezzanotte” in cui interpretò una giovane donna che pensava di suicidarsi. Manolo Fábregas, che recitava con lei, avrebbe poi raccontato durante le prove che la Pellicer era estremamente nervosa, tremava, sudava e non c’era modo di calmarla…
 
Si suicidò il 4 dicembre del 1964. Non riuscì all’assalto della depressione. In una pagina del suo diario si può leggere: “Esseri come me dovrebbero avere la libertà di morire nel momento in cui la tristezza ha cominciato a invaderli perché, esseri come me sono diabolici, incapaci di dire no alla tristezza, no alla vita, ci lasciamo trasportare, ci lasciamo morire di tristezza”. Un duro colpo per lei rappresentò la perdita del padre, brillante avvocato, suo amico, suo consigliere.
Il produttore Salomón Laiter ricevette una lettera qualche giorno dopo. La lesse: “Caro Chalo: so che capirai perfettamente la mia fatica; Non ne ho più la forza… Forse non sarei mai arrivato alla delusione totale; Credo negli esseri umani, credo soprattutto in coloro che mi amano e mi dispiace deluderli, ma non ce la faccio più”. Restò terrorizzato, s’affrettò a chiamarla, non ricevette risposta e si precipitò al suo appartamento. Nessuno gli rispose.
Nella stanza dell’attrice la polizia rinvenne due confezioni vuote di valium e una di nembutal. La stampa non esitò a paragonare tutto alla tragica vicenda di Miroslava Stern. Si venne a sapere, poi, che Pina era stata sposata per pochi mesi, nel 1963, con l’albergatore Ramón Naves. Il matrimonio, si disse, era durato poco perché lei non riusciva ad adattarsi alla vita matrimoniale.
 
Pina Pellicer si portò con sé tutti i suoi misteri, la sua inquietudine. Hitchcock aveva pensato a lei per “Il sipario strappato”, accanto a Paul Newman, nei panni della contessa Kuchinska poi interpretata da Lila Kerdova. Sarebbe stato certamente un successo che l’avrebbe consacrata come una delle più grandi nella storia del cinema.
 

 

 

 

Angelo D’Ambra

 
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Angelo D'Ambra, saggista, laureato in Scienze Politiche, anima il portale di divulgazione storica historiaregni.it, scrive di storia nordamericana per farwest.it e si occupa di critica cinematografica e musicale per planetcountry.it e passionecinema.it.

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