Nel 2027, 5 anni dopo gli eventi del precedente capitolo, il clima del pianeta si è rivelato nocivo per i dinosauri che sopravvivono in zone calde vicine all’equatore che i governi hanno dichiarato off limits. La mercenaria Zora Bennet (Scarlett Johansson) viene avvicinata dal dirigente della Parker Genix Martin Krebs (Rupert Friend) per recuperare sopra una dismessa installazione della fallita Ingen il Dna di tre dinosauri da cui potrebbe ricavarsi una cura per le malattie cardiache. Con loro il paleontologo e allievo di Alan Grant (Sam Neill) Henry Loomis (Jonathan Bailey) e il capo spedizione Duncan Kinkaid (Mahershala Ali). Nel corso della spedizione il gruppo si imbatte in un gruppo di naufraghi formati da Reuben Delgado (Manuel Garcia-Rulfo), le sue figlie Teresa (Luna Blaise) e Isabella (Audrina Miranda) e il ragazzo di Teresa Xavier (David Iacono).

Franchisee che non vince, si resetta. Nonostante i buoni incassi, la trilogia con Chris Pratt non è mai entrata nei cuori dei fan della serie (e meno mai ci sono riusciti i protagonisti) e quindi ecco che la produzione ha ribaltato il quadro di un mondo in cui dinosauri e umani dovevano convivere per uno in cui la “tossicità” del nostro pianeta ha portato gli animali al limite dell’estinzione e in cui solo ora gli scienziati si sono accorti che il loro Dna, peraltro ricreato in laboratorio può essere utile per la medicina (hanno fatto presto!!!!).

Nel cast il regista Gareth Edwards che ha già diretto Rogue One, senza dubbio uno dei migliori lungometraggi dell’universo espanso di Star Wars, non solo per la storia ma anche per l’approfondimento dei personaggi, qui schiera i premi Oscar  Scarlett Johansson e Mahershala Ali solo per ridurli a due stereotipi da film domenicale che davanti allo sfondo verde della computer grafica  (soprattutto Scarlett Johansson la cui risatina sarcastica da suoi nervi dopo i primi cinque minuti) risultano imbarazzanti e legnosi.

Coerentemente anche la trama appare superficiale e spesso tirata per i capelli con errori di logica (se la “nuova isola” è un serraglio per dinosauri creati incocciando diversi Dna perché ci sono T-rex e Dilophosauri?) momenti di puro trash, come la sottospecie di mostro di Cloverfield o la scena in cui personaggio di Xavier subisce una quasi aggressione da un dinosauro, mentre “cambia l’acqua alle olive”, similmente a quello che succede a uno dei “marlboro man” ne Il mondo perduto, film da cui il regista ha certamente preso (male) spunto, luoghi comuni (la piccola Isabella trova e adotta un cucciolo di “non si sa cosa sauro” senza che nessun adulto abbia nulla da ridere) e improbabili spiegoni pseudoscientifici (l’idea alla base del film è che il Dna dei dinosauri, che poi sono ibridi creati in laboratorio, previene le malattie cardiache perché erano grossi e vivevano a lungo. Ooookkkkk!!!!!).

Complessivamente, comunque, il livello di spettacolarità è ancora discreto e, ogni tanto, fanno capolino alcune buone idee, vedi la scena del recupero del Dna del Titanosauro, subito però rovinata da assurdità di quella del recupero successivo (per farla breve: tre dei protagonisti si devono calare lungo una parete di roccia per raggiungere il nido da una creatura a cui gli altri poi accedono tramite una scala scavata nella roccia. Sic!!!!!!!!!!!!!!), ma più che una rinascita ci sembra un ennesimo disperato tentativo di tenere in vita un franchisee (che il pubblico ormai confonde con quello di Godzilla e King Kong) che, invece, andava chiuso da tempo.

Andrea Persi

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giubors
“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey
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“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra, ma per un'ora e mezza non ci pensa.” di Jim Carrey

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