Franco morì nel 1975, tre anni dopo fu votata l’abolizione della pena di morte in Spagna. Era anche l’esito dello scalpore che da quindici anni suscitava una pellicola divenuta subito un classico del cinema nazionale: “El verdugo” ovvero “La ballata del boia” .


Nel 1963 Nino Manfredi prese parte a questo film del regista Luis García Berlanga e degli sceneggiatori Rafael Azzona e Ennio Flaiano, “El verdugo” ovvero “La ballata del boia”. Interpretò José Luis, il genero di un boia, che per necessità economiche e vantaggi burocratici è costretto controvoglia a succedere al suocero. Tuttavia José, pur disgustato da quella professione, e attanagliato dagli scrupoli sino al momento di eseguire la sua prima sentenza di morte, in una Maiorca inondata di turisti, deve adeguarsi al fatto.

Nella celebre scena dell’esecuzione finale (ispirata alla morte di Pilar Prades Expósito, eseguita dal boia Antonio López Sierra), c’è buona parte del senso di questo lavoro. Una telecamera fissa ci mostra da un ampio piano l’insignificanza dell’individuo nella società ed anche nelle proprie decisioni. Nello spettatore è cresciuta la consapevolezza che tutti i personaggi che ha conosciuto sono intrappolati nelle loro vite. Poi da una porta entrano il prigioniero ed il boia. Sono entrambi vittime. Nel finale emerge soprattutto una condanna chiara del conformismo della società civile quando Josè dice al suocero: “Non lo farò più, mi capisci? Non lo farò più”. Al che questi risponde: “Così ho detto la prima volta”. Il carnefice è diventato una vittima, per viltà, per debolezza, per opportunismo. Questo è uno dei capolavori del cinema spagnolo. Il film, nell’estetica fortemente ispirato al neorealismo nostrano, è un ritratto della società franchista, un lavoro crudo e agrodolce, attraversato da un sottile umorismo. Emerge chiaramente come Franco incentrasse lo sviluppo sull’industria pesante e sul turismo balneare, mentre disperate masse di contadini si riversavano dalle campagne alle città, senza vere prospettive. La dittatura penetrava coi suoi tentacoli anche nella vita più intima delle persone condizionandone il rapporto con gli altri e l’esistenza quotidiana, corrodendone la moralità, inducendo a rinunciare alle proprie idee, ai propri valori.

Berlanga, Azzona e Flaiano realizzarono una tragedia grottesca e al contempo una critica incisiva della pena capitale. Resta da chiedersi come abbiano potuto farlo nella Spagna di Franco. Nei giorni che precedettero la prima del film, il 17 febbraio 1964, c’erano state le esecuzioni di un comunista e di due anarchici (Julián Grimau, Francisco Granado e Joaquín Delgado) e le proteste della società civile si erano venute alla luce del sole. La censura, dopo interventi pesanti sulla sceneggiatura, guardò il risultato finale con leggerezza, senza accorgersi del reale contenuto della pellicola. “El verdugo”, dopo aver subito quattordici tagli (compreso quello necessario a non mostrare il volto dell’imputato) era stato lasciato passare dalla Commissione di censura con troppa fretta. Quando la critica internazionale l’acclamò, l’ambasciatore spagnolo in Italia, Sánchez Bella, che aveva visto tutto in anticipo e aveva provato a bloccare la diffusione del film, con una curiosa giravolta, lo presentò come dimostrazione del fatto che le libertà artistiche fossero rispettate in Spagna.

Era accaduto qualcosa di simile con “Viridiana” di Buñuel, bloccato ma trasportato a Cannes dal torero Pedrés!

Il film fu vincitore del Premio della Critica al Festival di Venezia. In Spagna vinse il premio per la migliore sceneggiatura del Círculo de Escritores Cinematográficos, ed Emma Penella, la Carmen moglie di José, fu premiata come migliore attrice del Sindicato Nacional del Espectáculo. Nonostante ciò il regime impedì a Berlanga di dirigere nuovi film in Spagna sino al 1967.

Angelo D’Ambra

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Angelo D'Ambra, saggista, laureato in Scienze Politiche, anima il portale di divulgazione storica historiaregni.it, scrive di storia nordamericana per farwest.it e si occupa di critica cinematografica e musicale per planetcountry.it e passionecinema.it.

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