Fisico inconfondibile, smilzo, baffuto, un neo sotto l’occhio destro. Tomás Blanco ha dato molto e preso poco, attraversando ben quarant’anni di cinema.
Nacque a Bilbao nel 1910. Passato dalla Legione spagnola al teatro, dal Marocco alla sua terra natia, forgiò la sua arte a Madrid, con la Compagnia di Josefina Díaz, poi al seguito di María Fernanda Ladrón de Guevara, Társila Criado e Carmen Echevarría, per esordire al cinema nel 1946 con “Un caballero famoso”. Si avviò ad una carriera importante (“Rogelia”, “Madame Sans-Gene”, “La vedova nera”, “Agente 077 missione Bloody Mary”, “Agente 077 dall’Oriente con furore”), sebbene sempre relegata a ruoli secondari (o addirittura non menzionati nei titoli di coda).
Stimatissimo in patria, sebbene i registi gli abbiano spesso affidato ruoli di cattivo, fu sempre capace di trasmettere ai suoi personaggi profondità e complessità. Ancora molto giovane, assumeva spesso ruoli di uomini maturi. Le sue interpretazioni di “El Santuario no se rinde” (1949), “La laguan negra (1953) e “Posicion avanzada” (1965, gli valsero premi e riconoscimenti, mostrarono la sua eccellenza drammatica.
Correttezza e professionalità, alone cupo, immagine seriosa, grande cultura. Si faceva apprezzare per questo. Lo ricordiamo in alcune pellicole western, quelle di Steno (“Gli eroi del West”), di Julio Buchs (“…e divenne il più spietato bandito del sud”), di León Klimovsky (“Su le mani, cadavere! Sei in arresto” e “Billy the Kid”) nonchè in quelle di Alberto De Martino (“Gli Invincibili sette” e “Gli eroi di Fort Worth”). Compare anche nell’ultimo film di Nunzio Malasomma, “15 forche per un assassino”.
Per De Martino recitò pure nel peplum “Il gladiatore invincibile”. Figurò in “Le legioni di Cleopatra” di Vittorio Cottafavi e “Ursus” di Carlo Campogalliani. In Italia lavorò poi per Paolo Bianchini, in “Superargo – L’invincibile Superman”, e Sergio Bergonzelli, in “Surcouf, l’eroe dei sette mari”, indubbiamente però tutti lo ricordano per il ruolo di sceriffo di Tucumari in “Per qualche dollaro in più” di Sergio Leone.
Probabilmente in diverse occasioni avrebbe meritato almeno una candidatura all’oscar come migliore attore non protagonista.
Si spense a Madrid nel 1990, dopo esser divenuto un vero e proprio pilastro del piccolo schermo.