Opera in perfetta continuità con l’originale, non delude i fan alternando citazioni all’opera anni 80 senza tuttavia vivere solo di rimpianto. Il film è ambientato circa quarant’anni dopo le vicende del primo atto; Pete “Maverick” Mitchell è un eroe di guerra non troppo amato dalla marina per la sua fama di “scavezzacollo”; dopo aver servito il paese per anni ora è dedito al collaudo di moderni aerei da combattimento. La sequenza iniziale del film vede il nostro impegnato in un test “Mach-10” teso ad evitare lo smantellamento della sua squadra in favore di più moderni droni da combattimento: nonostante l’ordine di fermare l’esercitazione, Mav riesce nell’intento di raggiungere “Mach 10” e, non pago, si spinge anche oltre distruggendo un aereo governativo di alto valore (in pieno stile “Maverick”). Qui viene toccato il primo tema importante del film, ovvero la futura fine dei combattimenti aerei fra piloti umani (costretti a “dormire e pisciare”) come conseguenza dell’introduzione di moderni droni da guerra. Il tema, qui solo accennato, avrebbe dovuto essere centrale nell’idea che il compianto Tony Scott aveva per questo sequel; sta di fatto che Maverick esclama che sarà anche vero che la sua è “una razza in via di estinzione”, tuttavia per il momento “non è ancora così”. Grazie all’influenza politica dell’ex compagno di volo, Iceman, Mitchell viene richiamato alla Top Gun per un importante missione di sicurezza nazionale :in tre settimane dovrà addestrare una squadra di dodici piloti Top Gun di cui sei prenderanno parte a una missione segreta, ovvero distruggere un deposito di arricchimento di uranio finito nelle mani di uno stato nemico, il quale minaccia i vicini alleati NATO. Le imponenti misure di difesa della struttura, assieme al fatto che la zona sarà pattugliata da caccia nemici Su-57, tecnologicamente più avanzati degli F-18 USA, richiede l’impiego dei migliori piloti della Marina. Nel novero dei prescelti figura anche Bradley “Rooster” Bradshaw, figlio dello scomparso navigatore di Maverick, Goose, morto a seguito di un incidente mentre volavano assieme durante l’addestramento da Top Gun. I contrasti tra i due rappresenteranno i maggiori punti di svolta emotivi della pellicola. Mitchell, in disaccordo con i suoi superiori, cerca di preparare il gruppo al fine di svolgere la missione nella maniera più efficiente possibile nel rapporto resa versus sopravvivenza dei membri designati; i suoi metodi, seppur poco ortodossi, dimostrano la fattibilità della missione in una maniera tale da rendere quanto meno “plausibile” la sopravvivenza dei piloti coinvolti. Le sequenze di volo sono memorabili (soprattutto per lo spettatore meno esperto) e lo sforzo profuso nella realizzazione delle stesse è stato davvero notevole. In piena continuità con la prima pellicola i nemici non hanno volto, probabilmente un espediente teso a disumanizzare il nemico ed anche a scorporare il film da connotazioni politiche dirette. Toccante l’ultimo dialogo tra Ice e Mav; la resa in sala è davvero notevole, si tratta di un’esperienza immersiva dove diversi temi, dal particolare all’universale, sono toccati senza un diretto scopo di approfondimento specifico. Un’aurea nostalgica avvolge la pellicola, in parte sostenuta dai continui richiami alle passioni e ai rimorsi del passato, in parte sostenuta dalla speranza futura che uomini come il capitano Maverick non siano ancora “in via d’estinzione”.
Giuseppe D.Falanga
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