Nata a Berlino nel 1931, Helga Line seguì la sua famiglia in Portogallo, a Caldas da Rainha, per sfuggire alle persecuzioni hitleriane. Suo padre, infatti, era un orafo, ebreo di origine polacca e sua madre, modella russa, non ebrea, sebbene avesse divorziato, dovette scappare coi figli, lontano dalla Germania. Helga lavorò come contorsionista e ballerina di circo, in seguito anche come modella, vincendo un concorso di bellezza che la proiettò nel mondo del cinema.
Col film “La mantilla de Beatriz”, di Eduardo García Maroto, del 1946, raggiunse una certa fama e la sua carriera professionale decollò. Parecipò a pellicole portoghesi, spagnole e brasiliane, poi la sua traiettoria cinematografica la condusse in Italia.
Nel Bel Paese capirono quanto la sua singolare avvenenza si adattasse perfettamente a personaggi sofisticati, sensuali ed enigmatici. Coi suoi lineamenti morbidi e gli occhi di ghiaccio, apparve in spaghetti western, peplum, horror e commedie erotiche.
La ricordiamo in “Gli invincibili sette”, “La rivolta dei sette” e “Missione speciale Lady Chaplin” di Alberto De Martino, in “Ercole contro i tiranni di Babilonia” e “Golia alla conquista di Bagdad” di Domenico Paolella, in “Gli invincibili dieci gladiatori” e “Il trionfo dei dieci gladiatori” di Nick Nostro, in “Un caso di coscienza”, “Le belve” e “Brutti di notte” di Giovanni Grimaldi, nonché nel cult gotico “Amanti d’oltretomba” di Mario Caiano, con Barbara Steele.
Magnetica, seducente e talentuosa, nel western “Buon funerale amigos!… paga Sartana” di Giuliano Carnimeo, affiancò Gianni Garko nel ruolo di Mary, direttrice d’un saloon. Altri western in cui comparve sono “Campa carogna… la taglia cresce” di Giuseppe Rosati, ancora con Garko, la coproduzione italo-spagnola “Su le mani, cadavere! Sei in arresto” di Leon Klimovsky e lo spagnolo “Amore, piombo e furore” con Fabio Testi e Sam Peckinpah. Per Grimaldi recitò pure in “All’ombra di una colt”.
Tornò in Spagna per dedicarsi a ruoli vampireschi, gialli e commedie dall’atmosfera sessuale. Ritiratasi da una ventina d’anni, è celebrata come la “dama del fantaterror”, “diosa del cine de género”.