L’arte della gioia, La Recensione

L’arte della gioia o verrebbe da dire del mestiere. Quello acquisito da Modestina ( Tecla Insolia) che passo dopo passo comprende la potenza del linguaggio, non solo verbale ma anche e soprattutto del corpo.  Modestina che inizialmente cerca disperatamente di specchiarsi nelle acque stagnanti per conoscere il volto della propria bellezza, con l’età matura saprà dare il nome giusto alle cose, come fa con le stelle nel cielo. E se proprio non saprà come farlo, finirà per “inventarne il nome”…

Valeria Golino si sceglie un compito tutt’altro che semplice. Solo una donna poteva dirigere l’adattamento del romanzo di Goliarda Sapienza perché solo una donna poteva entrare così in empatia con la protagonista e il suo diritto a rivendicare la libertà negata.

Alla terza prova registica, è ormai chiaro come lo sguardo della regista sia rivolto al tema della corporeità, al turbamento dei corpi, al loro splendore o caducità (come in Miele o in Euforia), all’attrazione, alla capacità dei corpi di spingersi verso il paradiso o l’inferno.

Ed è questa la forza che muove sempre le azioni di Modestina la quale dibatte, sfugge, morde, brama, conosce e vive. In un mondo, quello della Sicilia del ‘900, fatto di rigore, colpa, regole, senso del peccato e del pudore, e di asservimento verso la figura maschile, questa giovane donna ha il coraggio di ribellarsi al dogma.

L'arte della gioia - Jasmine Trinca
Larte della gioia Jasmine Trinca

Ma attenzione, non è l’eroina ingenua di Povere Creature Bella Baxter che riscopre con amarezza e impotenza le crudeltà del mondo. Modestina risponde a violenza con violenza, sa cosa vuole, impara a conoscersi sin da piccola indagando i confini del corpo, dell’anima, sfruttando ogni situazione a proprio vantaggio. Per lei il corpo non è un limite, come vorrebbero farle credere, ma uno strumento, la sua mente arma e risorsa. E mentre le sorelle del convento e la sua adorata Leonora ( un’incantevole e ipnotica Jasmine Trinca ) le spiegano l’importanza del tenere fasciato il seno, la sua vitalità e il desiderio del proibito scalpitano: “loro avevano Dio, io volevo la vita. e alla vita loro opponevano parole come male, inferno, obbedienza, peccato”.

Sbaglia chi legge ne “L’arte della gioia” solo una lode all’emancipazione femminile. Esiste anche un grido di dolore taciuto, una violenza subita e poi agita. Quella di una madre e di una sorella che non riconoscono la sua identità libera, e quella di un padre ( un bravissimo Antonio De Matteo ) visto da Modestina come l’ eroe salvifico baciato dal sole.

Quegli occhi verdi che apparentemente sanno di libertà, verranno presto sostituiti dall’imponenza del colpo adulto, di quella “massa mostruosa” che giacerà accanto a sua figlia. Qui la Golino è bravissima a far percepire la violenza, pur non facendola vedere. Si sentono il respiro terrorizzato e gli occhi sgranati di Modestina, e tutta la “fisicità” dell’interpretazione ingombrante di Antonio De Matteo.

L'arte della gioia - Antonio De Matteo
Larte della gioia Antonio De Matteo

Ma più Modestina viene messa in punizione, in catene, più se ne libera. Più si ribella,  più si scatenano insieme a lei le forze primarie della natura, il temporale, il fuoco, l’incendio. A bruciare non è solo Sant’Agata con il suo peccato, sono anche tutte le imposizioni sociali che la giovane protagonista rifiuta con energia.

Il ritmo del film – che dura circa 160 minuti – è incalzante, e le sequenze si fondono in un mix di luci e ombre, di tonalità calde e fredde che accompagnano desideri e ossessioni della protagonista.

“L’arte della gioia” è un film eccentrico perché rompe gli schemi. Perché racconta di una società mafiosa e patriarcale, in cui la donna viene condotta a un bivio esistenziale: nascondersi o bruciare. Ma Modestina non soccombe e non si arrende a questo. Si crogiola nel suo stato animalesco e primordiale, al confine tra sanità e malattia, sacro e profano, verità ed errore.

Chi sono gli altri per giudicare le sue azioni? Forse un padre che violenta? Una suora che reprime i suoi istinti sessuali più reconditi? Una principessa (una esilarante Valeria Bruni Tedeschi) che vive di frivolezze? Nel rovesciamento della morale, la regista apre la strada alla seconda puntata della saga. Quella del risentimento che diventa odio, e forse sete di vendetta. Quella dell’amore che diventa desiderio e istinto di perdizione.

L'arte della gioia - Valeria Bruni Tedeschi, Alma Noce e Tecla Insolia
Larte della gioia Valeria Bruni Tedeschi Alma Noce e Tecla Insolia

Il Cast

  • Tecla Insolia, Modestina
  • Jasmine Trinca, Madre Leonora
  • Valeria Bruni Tedeschi, Principessa Brandiforti
  • Alma Noce, Beatrice “Cavallina” Brandiforti
  • Antonio De Matteo, padre Modestina
  • Giuseppe Spata, Rocco
  • Giovanni Bagnasco, Ippolito Brandiforti

Il Trailer

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