Tramontata l’ipotesi di arrivare a 7-8 film come quella originale, la serie prequel – spin off di Harry Potter, sceneggiata da J.K. Rowling e diretta da Peter Yates, arriva a metà del proprio viaggio con il terzo film sulle avventure del magizoologo Newt Scamander, sempre più coinvolto (con vecchi e nuovi amici) nella lotta contro il mago oscuro Gellert Grindelwald, dopo aver patito la sostituzione del personaggio interpretato in origine da Johnny Depp (allontanato dalla produzione per le accuse di violenza domestica nei confronti dell’ex moglie Amber Heard), con il recente premio Oscar Mads Mikkelsen, nonostante le richieste della rete che avrebbe preferito Colin Farrel, già presente nel primo film.
Dopo la fuga di Grindelwald da Parigi, Newt Scamander (Eddie Redmyane), il suo amico babbano Jacob Kowalski (Dan Folger), suo fratello Theseus (Callum Turner), la sua assistente Bunty Broadacre (Victoria Yeates), e i maghi Eulalie Hicks (Jessica Williams) e Yusuf Kama (William Nadylam), obbedendo agli ordini di Albus Silente (Jude Law) si mettono sulle tracce del mago oscuro che ha concepito un piano per prendere il controllo della comunità magica grazie ai poteri dell’obscuriale Credence Barebone (Ezra Miller) e della legilimens Queenie Goldstein (Alison Sudol).
Yates è il regista che, assieme a Chris Columbus, ha contribuito maggiormente a plasmare il mondo di Harry Potter sul grande schermo, ma che allo stesso tempo ha dimostrato i maggiori limiti, spesso non per colpa sua ma per la lunghezza delle opere, nella trasposizione dei romanzi (ricordiamo il disastroso il principe mezzo sangue). E anche in questa occasione il regista britannico fatica parecchio a dare coerenza a una sceneggiatura ambiziosa ma allo stesso tempo svogliata che di animali fantastici ne fa vedere davvero pochi: il Qilin tratto dalla mitologia cinese, il consueto aracnide letale oltre ai soliti asticello e snaso e in cui ogni svarione narrativo pretende di essere spiegato con la motivazione che siccome il nemico può vedere il futuro occorre compiere azioni apparentemente senza senso (ma destinate a rimanere tali) per confonderlo. Giustificati con espedienti raffazzonati la quasi assenza di Tina Goldstein che non può andare a cercare la sorella Queenie perché ha “troppo lavoro” o il ritorno di Jacob Kowalski (“è un babbano ma ha un cuore buono, quindi ci serve”), la trama si focalizza sui segreti del titolo che sembrano più quelli di Pulcinella a causa di J.K. Rowling ha “spoilerato” nel corso degli anni gli eventi contenuti in questo film a cominciare dalla natura del rapporto tra Silente e Grindelwald. Nonostante questo e nonostante la sotto trama su Credence buttata via come una camicia logora a un elfo domestico, la storia regge discretamente sia per la spettacolarità di alcune scene (come il duello tra Silente e Credence, molto simile quello tra Dr. Strange e Spiderman in No Way Home) che per il coraggio di affrontare con naturalezza tematiche non propriamente da film per bambini o comunque per ragazzi, raccontando con maturità e in modo non stereotipato lo scontro tra il bene e il male tramite personaggi per cui è quasi istintivo provare empatia proprio a causa della loro imperfezione.
Lo spettacolo, insomma, funziona, ma come per il secondo Creed con l’inossidabile Stallone, sarà il caso che il prossimo capitolo porti novità di rilievo per salvare la saga da un flop che si comincia a intravedere all’orizzonte
Andrea Persi
La frase: La guerra tra i mondi inizia con un segreto.
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