Quanto può cambiare le cose il destino di un Natale inaspettato? Il nuovo film di Alexander Payne, “The Holdovers” racconta l’umanità degli affetti che riesce a superare il gelo delle mancanze e dei rapporti.
The Holdovers: la Trama
Anni ’70, Barton Academy, New England, Stati Uniti. Quattro giovani adolescenti si ritrovano a dover passare le loro vacanze natalizie con il terribile Prof. Hunham (Paul Giamatti), l’anti John Keating (Robin Williams ne L’Attimo Fuggente) per eccellenza. Hunham è un professore vecchio stile, che ama rifugiarsi nel calore di un buon libro pur di schivare ogni possibile forma di contatto umano. Come un generale dell’antica legione romana, imposta regole e punizioni ai suoi studenti, sfidando le intemperie del tempo e forgiandoli nell’animo. Angus Tully (il promettente Dominic Sessa) è invece un adolescente problematico, solitario, refrattario a qualsiasi tipo di ordine e imposizione. Questo magnifico distillato di solitari ed emarginati, grazie ad un Natale improbabile, darà luogo però a un finale commovente e inaspettato..
The Holdovers, la Recensione
Non potremmo aspettarci di più da Alexander Payne e Paul Giamatti. The Holdovers, racconta di un’ America anni ’70, spaesata dalla Guerra Fredda e dall’atroce Guerra del Vietnam, in cui la freddezza dei rapporti e la crudeltà della violenza sembrano ripercuotersi anche sugli studenti di un semplice campus scolastico. In questo contesto in cui tutto è prepotenza, anaffettività e neve, si narra il rapporto tra uno stonato professore (Hunham) e un fragile studente (Angus). Un legame fatto di faticosi contrasti e riprovevoli insulti, che con il passare del tempo però si rivelerà molto più solido di quello che sembra.
The Holdovers infatti rappresenta un confortante e nostalgico racconto di Natale in cui le carenze individuali s’incontrano, si scambiano comprendendosi nel profondo e si colmano per affrontare il soffocante senso di solitudine delle relazioni.
I personaggi
Angus è un ragazzo schivo e sensibile, con un padre rinchiuso in una clinica psichiatrica e una madre assente, intenta a rifarsi una vita con il nuovo compagno. Dominic Sessa delinea con grande maestria le caratteristiche di un personaggio spesso insofferente e cupo a cui manca il calore della famiglia e la saggezza di una guida spirituale. Mai si sarebbe aspettato che questa persona potesse diventare lo spregevole e (diciamolo, un po’ alcolizzato) Prof. Hunham, apparentemente distante anni luce ma in realtà più similea lui di quanto pensi.
Paul Giamatti e Da’Vine Joy Randolph: due giganti del cinema
Paul riconosce in Angus la stessa incapacità di affrontare la vita, di aggirare gli ostacoli, di isolarsi e proteggersi dal mondo esterno. C’è una differenza però fondamentale: Paul prima di ritirarsi dal mondo ha vissuto, studiato, conosciuto; questo è il messaggio che cerca di trasmettere a questo fragile ragazzo, a cui chiede di “non disunirsi mai” – parafrasando Paolo Sorrentino- per niente e per nessuno. Paul Giamatti, gigante nella sua interpretazione, racconta l’autenticità di uomo saggio ma terrorizzato dalla verità dei rapporti. E’ il primo a essere rimasto imprigionato dal suo passato, dalla paura di vivere, dal desiderio di una vita ascetica rinunciando agli intrepidi piaceri della carne. Sarà Mary, la cuoca del campus, (la straordinaria Da’Vine Joy Randolph) a ricordargli con un pizzico di ironia di non essere capace neanche di portare a compimento un semplice sogno.
Hunham però, sul finale del film, rivelerà al ragazzo un’importante verità sui suoi “occhi sbilenchi”: quella per cui esiste una sola prospettiva corretta nella vita, che guarda all’umanità dei rapporti e alla solidarietà che nasce dalla sofferenza. Mary Lamb è in realtà una terza protagonista, la cui storia viaggia in parallelo con quella degli altri due personaggi. Donna concreta, pungente e dalla forza straordinaria, si troverà ad affrontare un vuoto difficilmente colmabile, causato dall’uccisione del figlio in Vietnam. Nonostante il filo sottile che la lega ad un dolore costante, riesce con grande lucidità ad essere presente nella vita del giovane Angus, regalandogli insieme al professore un Natale che probabilmente non ha mai avuto.
Alexander Payne è tornato ai livelli che gli competono con un dramma di indubbio spessore. Un film che ci permette di piangere, ridere, sentire e vivere la mancanza dei nostri affetti più cari. Con un obiettivo ben preciso: amare gli altri e non dimenticarsi di vivere.
E voi? Avete visto The Holdovers?